martedì 24 novembre 2009

Alto Piemonte: storie di luoghi, uomini e vitigni - Gattinara, 29 Novembre

 Alto Piemonte

IL CONSORZIO TUTELA NEBBIOLI ALTO PIEMONTE

e le sue Denominazioni di Origine:

Gattinara, Ghemme, Boca, Bramaterra, Fara, Lessona, Sizzano,

Colline Novaresi, Coste della Sesia

Organizzano:

“ALTO PIEMONTE: Storie di luoghi, uomini e vitigni “

DOMENICA 29 NOVEMBRE a GATTINARA

Programma:

10:00 CONFERENZA STAMPA presso i locali del Cinema Parrocchiale di Via Lanino.

Momento di confronto dedicato ai vini del nostro Territorio, alle caratteristiche , alla storia ed alla cultura delle nostre Denominazioni.

15:30 BANCO D’ASSAGGIO di tutte le nostre Denominazioni d’origine, alla presenza dei produttori , presso il Ristorante Il Vigneto in Piazza Paolotti.

16:30 apertura Banco d’assaggio al pubblico, con contributo di ingresso.

20:30 chiusura manifestazione

Per motivi organizzativi è necessario il preventivo accredito.


Per informazioni ed iscrizioni Dal lunedi al venerdi dalle 09:00 alle 13:00:

Consorzio Tutela Nebbioli Alto PiemonteVia Roma 21, Ghemme (NO)

Tel. – fax 0163 841750

www.consnebbiolialtop.it info@consnebbiolialtop.it

sabato 21 novembre 2009

Il Syrah

Il Syrah o Shiraz (come è conosciuta in Australia e Sudafrica) è una delle dieci varietà più coltivate e commercializzate in tutto il mondo. Si stima che la superficie coltivata sia superiore ai 150.000 di ettari. Con una forte personalità il Syrah dà origine a vini ricchi e complessi con una forte componente aromatica, a seconda del suolo, del clima e della sua vinificazione.
Il Syrah trova la sua prima area di coltivazione nella Valle del Rodano tra le città di Valence e Vienne. Qui i vignerons riescono a fare esprimere a questo particolare vitigno tutte le sue potenzialità qualitative; infatti nomi di famose aree della Valle del Rodano come Hermitage, Crozes-Hermitage, Cote-Rotiè e Cornas rappresentano solidi riferimenti dell'enologia mondiale.
Ci sono controverse spiegazioni sull'origine del syrah. Sebbene, gli studiosi siano quasi tutti concordi nel ritenere che il Syrah sia stato importato dal Medio Oriente, ve ne sono alcuni che ancora imputano le sue origini nella città di Shiraz in Persia (l'odierno Iran); purtroppo qui non è presente questa cultivar, ma si è solo rirscontrato un vitigno dal nome Schirazi nell’Azerbaidjan iraniano che peraltro è a bacca bianca e con acino molto grosso. Esiste però una certezza che il Syrah era già coltivato e usato per la produzione di vino nella Valle del Rodano già dai tempi dei Romani.
Il Syrah è un vitigno a maturazione piuttosto tadiva, che ben si adatta a differenti terroir,
condizioni climatiche ed ambientali, ma mal tollera sistemi di coltivazione con rese piuttosto elevate, che ne fanno rapidamente perdere le sue migliori qualità. Vitigno dal colore piuttosto scuro e intenso, dall'elevato contenuto polifenolico, genera vini molto longevi e adatti sia a una lunga maturazione in botte che affinamento in bottiglia. A livello aromatico, va fatta una distinzione tra i syrah prodotti in Europa (in particolare in Francia) e quelli prodotti nel Nuovo Mondo. I primi sono vini eleganti, robusti, più morbidi e meno tannici, e con un caratteristico sentore di "pepe nero". Gli altri invece, sono più densi e corposi, e sviluppano aromi di frutta matura e confetture.

Le zone di produzione
Le caratteristiche di adattabilità del Syrah lo rendono ben produttivo in zone di freddo temperato e in zone molto calde. Esistono produzioni di vini Syrah/Shiraz ai tropici nel nordest del Brasile: qui infatti è studiato e posto sotto sperimentazione per potere stabilire il potenziale del suo grado d’adattabilità alle diverse condizioni ambientali e climatiche. Le principali zone di produzione sono: Cile, Australia, Sudafrica, Francia, Italia e California. Andiamo ad analizzare singolarmente queste zone.
In Cile il Syrah si esprime molto generoso sotto il profilo quantitativo, ma è anche sensibile alle malattie per la sua delicatezza. A causa del suo elevato vigore e per la tendenza che ha sempre mostrato ad essere suscettibile agli attacchi di Botrytis Cinerea, la maggior parte dei vigneti sono stati impiantati su suoli con un buon drenaggio.
Una delle caratteristiche che fa del Cile “il paradiso della viticoltura” è la totale assenza della filossera che rende inutile l’uso del portinnesto; quindi ci si trova davanti piante molto longeve e con tempi dimezzati
per entrare a pieno ritmo nel ciclo produttivo. Un altro aspetto fondamentale nel Cile è l’escursione termica, dovuta alla discesa notturna dell’aria fredda dalle Ande. L’escursione è così ampia e repentina che colpisce la maggior parte del territorio cileno. Questo fattore così importante arricchisce e caratterizza la definizione dei profumi del vino.
La Curicò Valley ha il ciclo vegetativo più breve ed il clima più continentale di tutto il Cile. Il suolo è prettamente argilloso ed i vigneti sono irrigati a solco approfittando anche dello scioglimento delle nevi andine. Questo genere di approvigionamento era già stato usato nell’antichità dagli agricoltori Inca che progettarono una rete di canali per sfruttare tale scopo. Qui gli impianti sono in parte frutto di reinnesti del Syrah sul Cabernet ed in questo caso è stata trasformata anche la forma d’allevamento, passando dall’alberello alla controspalliera. Nella Maipo Valley il Syrah è utilizzato sia nei suoli più fertili che in quelli meno fertili con l'obiettivo, soprattutto nel primo caso, di mantenere le rese per ettaro sempre al di sotto degli 80 q/ha.
Infine nell’Aconcagua Valley, troviamo
le prime aree del Cile ad essere state coltivate a Syrah. Qui convivono insieme gli alberelli e le contro-spalliere, ed è sempre qui alla fine del XIX secolo nacque la più grande azienda vinicola del mondo. I viticoltori cileni si mostrano sempre più aperti alla sperimentazione e sono anche alla costante ricerca di terreni meno fertili che diano uve più adatte ad un prodotto di qualità. Sorgono vigneti di Syrah nella fascia costiera ( Limarì) ed altri ad altititudini di oltre 2000 m (Elqui).
Il Syrah è considerato il vitigno a bacca rossa più importante per la viticoltura in Australia; localmente chiamato Shiraz, ha saputo adattarsi in questa terra meglio delle altre varietà, producendo vini di buon colore e struttura. con uno stile più denso e concentrato rispetto ai syrah prodotti in Europa. Il temperato clima australiano è molto adatto alla viticoltura, con una temperatura estiva simile a quella presente nelle zone di Bordeaux o del Piemonte. Da segnalare che oltre ad essere vinificato in purezza, il syrah viene qui usato anche in blend con il Cabernet Sauvignon.
Le zone più vocate si trovano nella parte meridionale, come Barossa Valley (sono stati trovati in questa zona vigneti di Shiraz in questa zona con età stimata dai 50 ai 100 anni), McLaren Vale e Coonawarra. In queste aree possiamo riscontrare stili diversi: dagli shiraz più densi e concentrati di Barossa Valley e McLaren Vale, a quelli più aromatici di Coonawarra, grazie soprattutto alla presenza di un clima più fresco e di brezze marine. Altre zone comunque interessanti sono Hunter Valley e Clara Valley.
Lo Shiraz è adatto per il Sud Africa perché ama i climi caldi: infatti il soleggiato clima sudafricano regala una migliore maturazione fenolica al momento della vendemmia con vini di maggiore tenore alcolico e carattere indiscusso. Hanno carattere speziato i Syrah di Beokenhouskloof che sono simili a quelli della Valle del Rodano, mentre quelli prodotti da Saxenburg e Fairview sono più ricchi, dolci e spesso barricati. Più a nord all’interno del distretto di Pearl, dove l’escursione termica è molto accentuata, il Syrah si è adattato esprimendo un carattere un po’ più duro con dei profumi particolari ed interessanti.
Il Syrah fu importato in California per la prima volta nel 1870 da J.H. Drummond, capitano dell’esercito britannico in pensione. Egli si stabilì nella Sonora Valley dove iniziò a produrre un vino che era un uvaggio di Shirah e Marsanne, una varietà a bacca bianca proveniente anch’essa dalla Valle del Rodano, e chiamò questo vino Hermitage.
La Central Valley rappresenta in termini di ettari vitati la più grande regione produttrice di Syrah in California. Quest’area include anche la Sacramento Valley che produce solo una piccola quantità di vino e la San Joachin Valley che è tra le zone più produttive del mondo. La Madera Country è la prima in California in termini di Syrah impiantati ed in generale si dovrebbe collocare al terzo posto per estensione di vigneti dopo San Joachin e Fresno.
La presenza di un clima fresco e ventilato di alcune zone della California, come Monterey, Mendocino, Clarksburg, Edna, unitamente alla grande capacità di adattamento di questo vitigno ha fatto si che la California si affermasse nel mondo enologico anche per il suo eccellente syrah.
Le radici della coltivazione del Syrah si trovano in
Francia nel nord della valle del Rodano tra Hermitage e Cote Rotie. Questa zona rimane uno dei punti di riferimento per la produzione di vini con uve syrah. Nonostante sia consentita una piccola percentuale di uva bianca (Viognier) i migliori esemplari di syrah in purezza sono prodotti nelle denominazioni Hermitage, Cote Rotie, Crozes-Hermitage, Cornas e St. Joseph. Questi vini sono caratterizzati da aromi di frutta molto marcati, buona mineralità e acidità, e soprattutto dalla tipica nota di pepe nero. Anche nella parte meridionale della valle del Rodano viene coltivato il syrah, il quale viene però utilizzato nelle denominazioni della zona in blend con altri vitigni, come per esempio nello Chateauneuf-du-Pape. Qui il syrah viene utilizzato insieme a Grenache, Carignane, Cinsaut e Monvedre, e contribuisce a dare la struttura insieme alla complessità aromatica dei frutti e delle spezie. Fuori dalla valle del Rodano, nella Languedoc Roussillon viene prodotta una quota sempre maggiore di Syrah di qualità. In un quarto di secolo la viticoltura del sud della Francia ha completamente cambiato aspetto ed in particolare proprio in questa regione. La maggior parte dei vigneti delle pianure sono stati ristrutturati in modo da poter abbandonare la massiccia produzione di vini da tavola verso una produzione di qualità.
In Italia la coltivazione del syrah è andata di pari passo all'affermazione dei vitigni internazionali per un evidente tentativo dei produttori italiani di uniformarsi a quelle che sono le tendenze dell'enologia internazionale e per avvicinarsi ai gusti dei consumatori internazionali. Il Syrah viene usato in numerose DOCG, DOC e IGT italiane, ma le zone in cui si è maggiormente diffuso con buoni risultati sono sicuramente la Toscana e la Sicilia.
In Toscana si è sentita l’esigenza di coltivare il Syrah, come altri vitigni internazionali, per migliorare la qualità di certi vini prodotti da uve Sangiovese. Molti degli impianti di Sangiovese realizzati dopo la seconda guerra mondiale si basarono sull’utilizzo di cloni provenienti dalla vicina Emilia-Romagna. Si trattava di cloni molto produttivi, ma di scarsa qualità, per cui è stato necessario ricorrere all’utilizzo di vitigni internazionali come il Syrah per poter migliorare la qualità dei vini, sopperendo a quella carenza di colore, di grado alcolico e di struttura che un vitigno come il Syrah riesce a donare. In Sicilia invece, il Syrah ha trovato condizioni pedo-climatiche eccellenti, per cui la sua coltivazione si è diffusa in maniera molto rapida. Da circa un decennio ha conquistato un posto d’onore nell’elite dei vini d’eccellenza siciliani grazie alle sue caratteristiche di grande concentrazione, morbidezza, densità dei tannini spesso anche ingentilito dall’uso sapiente dell’affinamento in legno. E’ riconosciuto per il suo gusto speziato, sentori di sottobosco (mora e prugna), talvolta anche accompagnato da note balsamiche e di liquirizia, cacao amaro e caffè. Spesso viene usato in assemblaggio con vitigni autoctoni come il Nero D’Avola al quale aggiunge struttura ed eleganza, oppure con i vitigni internazionali come il Cabernet Souvignon ed il Merlot, stemperando le caratteristiche un po’ selvatiche dei due.

venerdì 20 novembre 2009

I Nebbioli dell'Alto Piemonte

Ci sono posti dove capisci perchè ci si innamora del vino e delle persone che lo fanno. Ecco, credo che il Piemonte sia uno di questi posti: nella tre giorni molto intensa che ho fatto lì ad inizio novembre, ciò che mi è rimasto più impresso sono infatti le persone, la loro passione per il vino, la semplicità e la forza quasi ostinata con cui portano avanti le loro idee e progetti.
Terra vocata per i grandi vini, l'Alto Piemonte; purtroppo però, a lungo rimasta schiacciata dalla notorietà delle vicine Langhe. Fattore questo che ha portato gli abitanti di queste zone nel dopoguerra ad abbandonare la terra per occuparsi nelle manifatture tessili e metalmeccaniche della zona lasciando che il bosco avanzasse e invadesse i vigneti , quasi come se volesse riappropriarsi di quegli spazi che gli uomini gli avevano sottratto con gli sforzi di un agricoltura di sussistenza. Basti solo pensare che negli anni '30 questi territori erano pieni di vigne, come testimonia la foto che ritrae la zona attorno al santuario di Boca. Si sta assistendo comunque in questi ultimi tempi ad un inversione di tendenza: i giovani di queste zone stanno tornando a coltivare le vigne con tanto entusiasmo e nuovi progetti.
Lasciamo l'autostrada a Novara e proseguiamo lungo la statale 299 della Valsesia. Il panorama è assolutamente pianeggiante, anche se lascia spazio all'orizzonte a dolci e ondulate colline e in lontananza si intravedono le catene montuose dell'Ossola. La giornata è piovosa, il cielo plumbeo, ma l'entusiasmo di scoprire questi luoghi e soprattutto i loro vini è veramente tanto. Una domanda però ci assilla: ma cosa si intende per Alto Piemonte? Dove inizia e dove finisce?
Sicuramente è difficile trovare tratti comuni a un territorio che a livello amministrativo è a cavallo tra tre province (Novara, Vercelli e Biella) e presenta inoltre grandi differenze anche nella struttura e composizione dei terreni. A tal proposito si individuano almeno tre macro-terroir: si passa infatti dai depositi morenici alluvionali che danno terreni più sciolti della zona di Fara, Sizzano e Ghemme, a quelli a matrice porifidica di Boca, Gattinara e Bramaterra, fino a quelli più sabbiosi e silicei di Lessona.
Forse l'elemento unificante di questi territori è da ricercarsi nell'uso del vitigno nebbiolo presente, seppur in percentuali diverse, in tutte le denominazioni di origine della zona. Localmente chiamato Spanna, si differenzia dali biotipi Lampia e Michet più diffusi invece nelle Langhe. Vitigno complesso, di difficile adattabilità, può regalare però, nelle condizioni migliori, vini con una notevole propensione all'invecchiamento e di ottima complessità aromatica. Il suo ciclo vegetativo è tra i più lunghi che si conoscano, partendo da una fioritura e da un germogliamento precoci, rispettivamente ad inizio aprile e ad inizio giugno, e caratterizzandosi per una vendemmia in genere tardiva, localmente molto tardiva (in Valtellina non è infrequente la raccolta novembrina). Nelle varie DOC e DOCG della zona, il nebbiolo viene "tagliato" con uva rara, ma soprattutto vespolina che dona colore e morbidezza al nebbiolo.
Sette sono le denominazioni di origine che insistono su questi territori: le DOC Fara, Sizzano, Boca, Bramaterra e Lessona e le DOCG Gattinara e Ghemme.
Partendo dai comuni di Fara Novarese e Briona che ricadono entrambi nella DOC Fara, la più meridionale che conta complessivamente circa 18 ettari vitati, la percentuale di spanna è tra le più basse, attestandosi intorno al 30-50%, con una preponderanza di uva rara (max 40%) e vespolina (10-30%). Tra i produttori di maggior peso in questa doc sicuramente è da citare Dessilani, rinomata stirpe di vignaioli, di cui abbiamo avuto modo di conscere il vulcanico Nicola Lucca, giovane ma con le idee molto chiare, e di cui vi parlerò in un prossimo post. Sono altresì da citare nuovi emeregenti produttori in zona, come Prolo o Francesca Castaldi a Briona.
Proseguendo verso nord, lungo la collina morenica, dove le correnti d'aria fredda provenienti dalle Alpi si scontrano con il calore e l'umidità delle risaie della vicina pianura vercellese, troviamo Sizzano e quindi Ghemme. Elevata a DOCG nel 1997, qui la percentuale minima di spanna è del 75%, mentre il saldo è rappresentato dalle solite vespolina e uva rara. Da segnalare come produttori di riferimento sicuramente Antichi Poderi di Cantalupo, Rovellotti e Mazzoni.
Continuando ad allontanarci da Novara in direzione nord/nord ovest incontriamo la DOC Boca e la DOCG Gattinara, le quali costituiscono un'unica area sullo stesso blocco di roccia porfidica.
L’areale del Boca, che comprende i territori dei comuni di Boca, Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco, è praticamente inglobato nella Riserva Naturale del Monte Fenèra, che si staglia sulla direttrice del Monte Rosa, dalle cui correnti fredde protegge i circa 15 ettari delle vigne del Boca. Il vino è un nebbiolo in percentuale variabile tra il 45% e il 70%, con saldo di vespolina (20-40%) e, facoltativamente uva rara (0-20%), anche se da colloqui avuti con produttori sembra sia in atto un tentativo di revisione del disciplinare per aumentare la percentuale minima di nebbiolo. Tra i prduttori di maggior spicco, come non citare Le Piane del buon Christopher Kunzli, Antico Borgo dei Cavalli, di Sergio e Silvia Barbaglia, e Castello Conti che abbiamo incontrato personalmente e di cui vi parlerò in un successivo post; ma ci sono però anche nuovi nomi emergenti come Podere ai Valloni e Massimo Zonca.

Se Boca rappresenta la DOC in ascesa, Gattinara invece è la DOCG più importante tra quelle dell'Alto Piemonte sia in termini di estensione vitata che in termini qualitativi. Il disciplinare del Gattinara prevede nebbiolo in purezza, con l’eventuale saldo (10%) può arrivare da uve vespolina o bonarda, con un invecchiamento minimo di 3 anni (4 per la riserva). A Gattinara la tradizione vuole che il vigneto d’origine sia riportato in etichetta, e quindi in questo modo si riesce a verificare la differenza espressiva tra i vari cru. I due produttori di riferimento sono sicuramente Antoniolo e Travaglini.
Procedendo invece verso Biella, immersi in un paesaggio in cui i vigneti sono alternati a fitta boscaglia, incontriamo la DOC Bramaterra che racchiude la bellezza di sette comuni, e precisamente Brusnengo, Curino, Lozzolo, Masserano, Roasio, Sostegno e Villa del Bosco; a dispetto di ciò la superficie complessiva dei vigneti iscritti all'albo è di soli 32 ettari. Si tratta quindi di una DOC che può riuscire a sopravvivere solo grazie al coraggio e all'ostinazione di coraggiosi vignerons, come possono essere personaggi come Odilio Antoniotti oppure Alessandro Anzivino. Il Bramaterra è nebbiolo per il 50-70%, croatina (20-30%), bonarda e vespolina, per un totale massimo congiunto del 20% e un invecchiamento minimo di 2 anni.
Chiude la sequenza la DOC Lessona. Qui la superficie vitata sfiora i 10 ettari, e dunque si tratta della più piccola delle DOC dell’Alto Piemonte;
il Lessona è nebbiolo per almeno il 75%, con il "solito" saldo in parti libere di vespolina e bonarda. La qualità di questa minuscola produzione è peraltro assai alta, grazie soprattutto al lavoro di Paolo De Marchi (Isole e Olena) con la sua proprietà Sperino.

giovedì 12 novembre 2009

Il "Distretto del Prosecco": un valore superiore

Ricevo e pubblico:


Evoluzione prosecco. Il 12 dicembre, il Centro Studi del Distretto Conegliano Valdobbiadene si “mette a nudo” spiegando cosa è cambiato dal 2003 a oggi, ovvero dalla costituzione di una struttura unica nel suo genere: il primo Distretto Spumantistico d’Italia.

Durante l’incontro si parlerà non solo di dati economici e di trend di mercato ma anche dell’evoluzione di un “pensiero collettivo”, quello dei produttori dell’area DOCG Conegliano Valdobbiadene, passato da individualista a convinto del valore di squadra. “Se si è ottenuta la DOCG è anche perché, a partire dal 2003, i nostri produttori sono maturati. Merito della costituzione del primo Distretto Spumantistico d’Italia, che ha rafforzato il valore di squadra tanto da ottenere risultati prima impensabili”. Dichiara il presidente del Consorzio di Tutela Franco Adami. L’iter per il riconoscimento della DOCG Conegliano Valdobbiadene non è stato, infatti, facile e ha richiesto l’armonia fra tutti i produttori. Questa si è creata grazie anche al Distretto e al Centro Studi che, in questi anni, ha consentito al territorio di elaborare delle strategie, facendo “vedere lungo” al territorio storico di produzione del Prosecco.

Se la DOCG, infatti, comporta un profondo rinnovamento del vino di Conegliano Valdobbiadene, e forse qualche rischio, dall’altro essa consentirà di affermare il vero valore differenziale del prodotto, che costituisce il vertice della piramide qualitativa del Prosecco. Si tratta, ovviamente, di un lavoro che richiede una strategia precisa ma, grazie al Centro Studi, il territorio è in grado di elaborarla. Il Centro Studi, infatti, è una struttura unica nel panorama nazionale perché unisce il pensiero degli imprenditori, attraverso il gruppo di lavoro in rappresentanza di tutte le categorie, e quello degli esperti di economia, grazie alla presenza dell’Università degli Studi di Padova. Il Centro Studi è, quindi, partito dal basso, ovvero dalla volontà dei produttori di conoscere meglio la propria identità per definire il futuro. E se, all’inizio, sembrava un progetto forse troppo ambizioso, oggi i risultati concreti sono sotto gli occhi di tutti. Durante l’evento del 12 dicembre Vasco Boatto, responsabile del Rapporto annuale, presenterà gli ultimi dati ma analizzerà anche come questo territorio e il suo prodotto simbolo sia cambiato dal 2003 a oggi. Se i numeri del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene sono 57.434.000 bottiglie, di cui 48.058.000 spumante, l’export rappresenta il 30% della totale produzione e il giro d’affari ammonta a 370.000.000 di euro, fino a qualche tempo fa i numeri erano ben diversi. Il successo della denominazione si vede anche nella distribuzione organizzata, di cui parlerà Giancarlo Gramatica per IRI Infoscan portando i dati 2009. E se il successo si è mantenuto in crescita costante, è grazie anche all’organizzazione del territorio in Distretto. Mario Volpe, uno dei maggiori esperti di economia distrettuale, spiegherà il valore innovativo del Distretto che, attraverso l’organizzazione di una rete di relazioni, ha portato a vincere sfide difficili come la DOCG. L’ottenimento di essa è solo un punto di partenza perché la vera sfida sarà comunicarla al consumatore. Il turismo, in questo senso, rappresenta uno strumento prezioso alla luce anche della candidatura a Patrimonio Unesco. Di questo parlerà Mara Manente, che quest’anno ha condotto un approfondimento sulla struttura ricettiva del nostro territorio. A chiudere l’incontro sarà Enrico Finzi, Presidente di Astraricerche e grande esperto in indagini di mercato, che farà riflettere sulle strategie future dei produttori della docg presentando come il consumatore approccia all’alta gamma in un momento economico difficile.

Come le precedenti edizioni i dati sono stati raccolti ed elaborati dal Centro Studi Distretto Conegliano Valdobbiadene, struttura sostenuta da Regione Veneto, Camera di Commercio di Treviso e autofinanziata dai produttori del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene.


Per ulteriori informazioni:

Ufficio Stampa: Silvia Baratta 347 5835050 info@gheusis.com

venerdì 6 novembre 2009

DE.CO. Scansano fa le prove generali.....

Giro un approfondimento che mi è arrivato da un caro amico produttore in quel di Scansano, relativo all'istituzione delle DE.CO. "Vino Nero e Bianco di Scansano a Denominazione comunale"...

La Giunta del Comune di Scansano
con la delibera n.108/2009 ha approvato i criteri per la creazione di un marchio collettivo a Denominazione Comunale (DE.CO.) .
Che cosa è la Denominazione Comunale? La De.Co. è un censimento, realizzato dal Comune, delle produzioni artigianali (agricole o di altra natura) presenti sul proprio territorio. Il censimento è voluto dal comune che dà mandato alla giunta di realizzarlo.
Alla fine degli anni Cinquanta Luigi Veronelli inizia a valutare l'opportunità che certi prodotti siano denominati attraverso la dizione del Comune dove vengono alla luce; nel luglio 1999 egli lancia, in sede ANCI l' idea che i Comuni possano valorizzare il proprio territorio attraverso le produzioni agricole e artigianali. Successivamente, nell'ottobre 2001 il Parlamento italiano approva una legge costituzionale che rende possibile
agli Enti locali di legiferare in materie di pertinenza locale. Quindi, nel giugno 2002 viene approvata nel bresciano, su proposta di Riccardo Lagorio, la prima Denominazione comunale. La De.Co. non è un marchio di qualità: si tratta di un censimento utile a fotografare un territorio; non è incompatibile con le Denominazioni europee poichè non è un marchio di qualità, ma appunto uno strumento per valorizzare le ricchezze di un territorio, in particolare i giacimenti enogastronomici (in questo caso il patrimonio enologico). La De.Co. precisa come un prodotto viene elaborato e può valorizzare metodi tradizionali al fine di accrescere senso di appartenenza di una comunità.
Per chi volesse approfondire il tema ecco i link alle delibere comunali:
http://www.comune.scansano.gr.it/deco/deco_del.pdf
http://www.comune.scansano.gr.it/deco/deco_all_a.pdf
http://www.comune.scansano.gr.it/deco/deco_all_b.pdf

martedì 3 novembre 2009

Terre di vite - 7 novembre 2009 Maggiora (NO)

Vino, volti, suoni, immagini e parole....."Il filo conduttore della serata è l'amore per la terra, per il territorio in cui si opera e per il lavoro nelle vigne, nel segno di un ritorno a una naturalità che non rinuncia alla cultura, ma anzi la incontra per un arricchimento i cui beneficiari sono l’uomo e l’ambiente".
Questi i temi della manifestazione che si terrà presso le cantine del Castello Conti sabato 7 novembre con una tavola rotonda dalle 17 alle 18, cui seguirà un interessante degustazione a banchi d'assaggio (19-22) dove saranno presenti i seguenti produttori vitivinicoli:


Cantine del Castello - Elena Conti | Boca doc - Piemonte
Le Piane - Christoph Künzli | Boca doc - Piemonte
Antoniolo - Lorella Zoppis | Gattinara docg - Piemonte
Antoniotti Odilio - Odilio Antoniotti | Bramaterra doc - Piemonte
Cappellano - Augusto Cappellano | Barolo docg - Piemonte
Ar.Pe.Pe - Isabella Pelizzatti Perego | Valtellina Superiore docg - Lombardia
Az. Agr. Crociani - Susanna Crociani | Nobile di Montepulciano docg - Toscana
Az. Vin. Fiorini - Cristina e Alberto Fiorini | Lambrusco di Sorbara doc - Emilia-Romagna

Contatti
Cantine del Castello Conti, via Borgomanero 15, 28014 Maggiora (NO)
Tel +39.0322.87187 Fax +39.0322.87853 info@castelloconti.it