venerdì 25 giugno 2010

Azienda vinicola Di Prisco

Pasqualino Di Prisco è persona schiva e riservata. Lo incontriamo nella sua azienda a Fontanarosa, piccolo centro dell'Irpinia noto per la lavorazione della pietra, precisamente in Contrada Rotole.
Nato da una famiglia di agricoltori locali, nel 1995 decide di dar vita alla sua azienda vinicola, ricorrendo sia a uve di terzi scelte in zone particolarmente vocate che lui stesso sceglie e seleziona, sia, recentemente, a vigneti di proprietà.
La vinificazione avviene comunque esclusivamente in azienda, in una struttura ricavata da un grande fabbricato usato in passsato come stalla e bottaia, anche nel caso di uve acquistate da terzi. La produzione complessiva è attorno alle 70-80.000 bottiglie, di cui circa 15.000 di Taurasi. Conosciuto soprattutto per il suo Taurasi, che in alcune annate come la 2004 è stato ad ottimi livelli, ne sono da apprezzare anche i bianchi della produzione aziendale, in primis greco e coda di volpe.

I vini

Coda di Volpe 2009 Da uve provenienti da Pietradefusi nasce questa codia di volpe in purezza, di buona mineralità quasi sulfurea, acidità sostenuta pur se accompagnata da una certa morbidezza, e dai sentori prevalentemente di fiori bianchi.

Falanghina 2009 Giallo paglierino. Al naso prevale il fruttato sul floreale, mineralità strabordante, con una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. Le uve provengono dalla zona di Solopaca, da un vitigno di altezza elevata con buona esposizione.

Fiano 2009 Imbottigliato da soli 10-15 giorni, perciò tutto ancora da valutare, da uve provenienti da Summonte e Montefredane, tra le zone di maggior pregio dall'areale del Fiano, il vino già denota un corpo e una struttura in fieri. Grande mineralità e acidità. Da rivedere almeno tra 5 mesi.

Greco di Tufo 2009 Anche questo vino imbottigliato da soli 10 giorni andrebbe rivisto tra qualche mese per un giudizio pieno. A primo acchitto si può dire che è comunque più floreale e meno "dolce" del Fiano, quasi tannico, e caratterizzato da note verdi (acide) a conferma della gioventù del vino.

Greco di Tufo Pietrarosa 2007 Oro antico. Al naso sprigiona un ventaglio di note dolci di frutta fresca, in prevalenza melone, pera e pesca. In bocca è di grande equilibrio: il rapporto acidità/morbidezza gioca più a favore della seconda. Nel finale ritornano le note dolci di frutta matura.

Greco di Tufo 2006 Oro brillante. Il naso è un pò chiuso, sembra restio a volersi mostrare. Ai classici sentori di frutta matura che contraddistinguono le annate più recenti si aggiungono profumi terziari (frutta secca, nocciola), segno di evoluzione del vino.
In bocca rimane una sferzante acidità e il finale resta dolce e persistente su note di pasticceria e pasta frolla.

Greco di Tufo 2005
Rispetto al 2006 è più terziarizzato, con prevalenza di frutta secca, note tostate (quasi burrose) e nocciola. In bocca è molto equilibrato, laddove l'acidità comincia a lasciare campo a una morbidezza elegante. Ritorna come nel precedente un finale persistente su note dolci di pasticceria.

Taurasi 2005 Da un vigneto sito vicino all'azienda ad un'altezza di 450 mt su terreni argilloso-calcarei che riesce a garantire una maturazione polifenolica ottimale proviene questo vino, dal naso ancora fruttato, il tannino "indomabile" e con il legno che aspetta ancora di essere integrato nella struttura. Affina 12 mesi in barrique e botti di rovere francese e successivamente almeno 12 mesi in bottiglia.




sabato 19 giugno 2010

Azienda agricola Ciro Picariello

"L'espressione del nostro vino trae origine dalle nostre tradizioni dalle generazioni che ci hanno preceduto, come le radici delle nostre viti che affondano nel terrreno coltivato dai nostri avi".
Questa frase l'ho letta dalla piccola brochure di questa azienda e la riporto perchè credo rifletta a pieno la filosofia aziendale e ne percepisci ancora di più il valore visitando questi luoghi pregni di cultura contadina fatta di fatica, sudore, lacrime e sangue...
Se vuoi capire veramente cosa sia il Fiano, quello fatto secondo la "ricetta tradizionale", sono pochi i produttori a cui ci si può rivolgere, e uno di questi è sicuramente Ciro Picariello.
L'azienda si estende su una superficie di 7 ettari, di cui 5 coltivati a fiano, con vigneti in alta collina (circa 650 mt) e con esposizione sud/sud-est. Le vigne si trovano in due zone, Montefredane e Summonte, che possono essere considerate dei cru per la produzione di Fiano. Il terreno è composto in prevalenza di marne di argilla sabbiosa e arenarie. Forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e tra estate e inverno, unito a una buona ventilazione vista la presenza del monte Partenio alle spalle sono tutti fattori che garantiscono una lenta maturazione delle uve che permette una buona maturazione fenolica e un fissaggio nei grappoli di tutte le sostanze aromatiche. Quindi la vendemmia è tendenzialmente tardiva (fine ottobre per il Fiano), le uve sono raccolte a mano, pressate e il mosto viene raffredato a 8° per 24 ore. La fermentazione avviene in acciaio a temperatura controllata (12-13°) per circa 60 giorni. La filosofia aziendale è quella di imbottigliare un anno dopo la vendemmia ed entrare in commercio poco prima di Natale. Scelta difficile dal momento che i ristoratori e le enoteche premono per avere al più presto l'ultima annata, ma che ha un notevole riscontro sulla qualità del vino perchè permette di offrire al mercato un Fiano più pronto.
Nella nostra visita in azienda, abbiamo fatto una interessante verticale di Fiano partendo dal 2008 (il 2009 non è appunto ancora uscito in commercio) fino al 2004.

Fiano di Avellino 2008 Esprime tutte le potenzialità di un millesimo che si preannuncia favoloso. C'è veramente di tutto: la grassezza e la "tannicità" del fiano, le note floreali e agrumate fresche e "giovani", la mandorla e le note tostate, la imperversante mineralità e una freschezza gustativa che asciuga praticamente tutto...direi che non ci sono parole per descrivere la bontà di questo vino!!

Fiano
di Avellino 2007 Sicuramente assaggiato dopo il fantastico 2008, sembra un'annata in tono minore...in effetti la 2007 è stata un'annata difficile, calda, e questo ha influenzato anche il vino che presenta sentori sicuramente più evoluti (agrumi e pera), pur mantenendo una gradevole acidità sorretta da abbondante mineralità.

Fiano
di Avellino 2006 Paglierino intenso con riflessi dorati. Naso che presenta toni fruttati (soprattutto pera e agrumi che sembrano essere il marchio di fabbrica dei Fiano di Picariello) ma anche note tostate e tanta tanta mineralità espressa da note sulfuree. In bocca è fresco, fine, elegante, con un finale lungo che si attesta su note amarognole e tostate.

Fiano
di Avellino 2005 Sembra quasi di riassaggiare la 2007...stessi profumi evoluti, acidità inaspettata, ma più verticale che orizzontale nel senso che su tutto svettano acidità e mineralità a discapito di un ampio ventaglio aromatico di profumi.

Fiano
di Avellino 2004 Oro giallo luminoso e brillante. Al naso esprime una profonda mineralità a cui seguono immediate e in sequenza note di erbe aromatiche e agrumi. Il sorso è sostanzioso, corpo e struttura quasi "da rosso" a cui si accompagna un'acidità ancora vibrante e assolutamente viva, con la mineralità che ritorna in piena corrispondenza gusto-olfattiva. Finale di notevole persistenza con una nota di nocciola tostata e di pasticceria.


Azienda agricola "Contrade di Taurasi"


Volendo racchiudere tutto il nostro incontro con Sandro Lonardo e la sua "Contrade di Taurasi" in una sola parola, direi schiettezza. Questa è l'immagine che ho delle persone che ho incontrato a Taurasi, semplici, affabili, sincere e soprattutto appunto...schiette!
Non siamo nell'austero Piemonte, ne nella verde Toscana, ma questo angolo di Campania che si trova in quel di Taurasi mi sembra ancora...felix. Sarà un giudizio di parte date le mie origini campane, sarà...però la prima impressione che ho entrando in Taurasi è quella che questo posto ha qualcosa di magico, un posto che trasuda vino in ogni angolo, con una grande tradizione vinicola.
Il progetto Contrade di Taurasi nasce nel 1998 su iniziativa di Sandro Lonardo, che insieme a sua moglie Enza decide, di utilizzare i terreni di proprietà per avviare la coltivazione della vite coniugando tradizione e tipicità, ma al tempo stesso ricorrendo alla sperimentazione e alla ricerca scientifica, sempre però sposando la filosofia che questi sono
strumenti attraverso i quali il vino può migliorare e raggiungere livelli di eccellenza nel rispetto della natura. In questo si avvale della preziosa collaborazione del prof. Giancarlo Moschetti, dell'Università di Palermo, un vero e proprio "pozzo di sapere", di grande simpatia e disponibilità. Interessanti i suoi studi sull'utilizzo dei lieviti indigeni allo scopo di "fissare" nel vino le caratteristiche del terroir.
L'azienda si estende su 5 ettari su terreni in parte argilloso-calcarei e in parte di formazione vulcanica (cinerici) ad un'altezza di 400/500 mt. Rese bassissime (50/60 q per ettaro) con età media delle viti dai 20 ai 70 anni, grande attenzione in vigna e basso impatto ambientale fanno il resto. L'aglianico è il protagonista incontrastato, nella triplice veste di Aglianico doc, Taurasi docg e Taurasi Riserva docg; una vera chicca è però il Grecomusc' (greco moscio), prodotto in poche migliaia di bottiglie, dall'omonimo vitigno autoctono
a bacca bianca su piede franco della zona di Taurasi (detto anche localmente Roviello) riscoperto da Sandro Lonardo e Giancarlo Moschetti, di cui l'azienda (che ne coltiva circa 500 piante) è l'unico produttore al mondo.
E passiamo agli assaggi, d'altronde...in vino veritas!!

Grecomusc' 2008
A dispetto del nome "greco moscio", che farebbe pensare ad un fratellastro del più famoso Greco ma con minore acidità, ci troviamo di fronte a un vino decisamente fresco, dalla sferzante acidità e interessante mineralità, con sentori erbacei e di pietra focaia. Scelta oculata del periodo vendemmiale, fermentazione in acciaio e successivo affinamento in bottiglia ne fanno un vino assolutamente meritevole di attenzione con una propria tipicità e connotazione gusto-olfattiva.

Grecomusc' 2007 Rispetto al 2008, è un vino molto più definito in quelle che sono le caratteristiche che lo contraddistinguono: potenti sentori di pietra focaia, idrocarburi, rosmarino e macchia mediterranea trovano perfetta corrispondenza anche in bocca, accompagnati dalla stessa rinfrescante acidità "quasi agrumata" e da un ottima mineralità di sottofondo.

Aglianico 2008 Colore rosso rubino, da uve aglianico in purezza, ha dei piacevoli e intensi sentori di frutta fresca "viva", prugna in primis, e lievi note floreali di violetta. Tannino "vellutato"; nel complesso vino gradevole e da pasto.
Fa 70% in acciaio e 30% in legno.

Taurasi 2007 Bevuto in anteprima, dal momento che uscirà sul mercato a marzo/aprile 2011, ha tutte le premesse per essere un grande millesimo: netti sentori di frutta a bacca rossa, tanta materia e struttura e una sottile trama speziata "pepata" che già comincia a intravedersi. Un vino che sembra già aver digerito il legno, con un tannino direi perfetto e l'alcol già integrato nella struttura. Con questi presupposti, sono curioso di riassaggiarlo tra un anno....

Taurasi Riserva 2005 Naso caratterizzato da un ventaglio aromatico ampio e aristocratico, mantiene le note fruttate fresche e si cominciano a sentire profumi terziari (pellame, tabacco, grafite). In bocca ha un ingresso morbido, con buona acidità e tannino "ruspante" ma non verde e ben integrato nel legno. Lunghissime macerazioni in legno e acciaio, fa 24 mesi di tonneau e un anno in acciaio, per poi affinarsi circa 30 mesi in bottiglia. Un Taurasi che denota una certa gioventù e di cui aspetterei di vedere l'evoluzione....

Taurasi 2003 Il vino non sembra risentire dell'infausta annata. Esprime già caratteristiche di un taurasi "evoluto": note di frutta matura che virano verso il confetturato, sprizzi balsamici, e un terziario ben presente (fondi di caffè, tabacco, pepe, sottobosco). In bocca è molto più pronto del 2005, con tannini ben definiti ed eleganti. Equilibrio perfetto tra legno, acidità, struttura e alcol. Lunghe macerazioni in acciaio (1 mese) anche per questo Taurasi "base"; seguono
18 mesi in tonneau, 6 mesi in acciaio, 12 mesi in bottiglia.

Taurasi 2001 Colore granato pieno. Intenso, pieno, avvolgente con note di prugna in confettura e viola appassita; ampio ventaglio di sentori terziari e balsamici. Tracce ferrose ed ematiche. Grande corrispondenza gusto-olfattiva, austero e aristocratico, quasi distaccato ma al tempo stesso sembra sapere bene il fatto suo. Tannino di ottima fattura, si vede la mano dell'aziende nell'uso leggero dei legni. Morbido ma non marmellatoso con una spina acida ancora ben presente. Ottima persistenza.