L'occasione era ghiotta...e in primis credo sia il caso di ringraziare Go Wine che ha portato a Roma produttori provenienti da tutta Italia con un comune denominatore: vitigni autoctoni. L'Italia è un paese così ricco di storia e tradizioni vitivinicole che, almeno per quanto mi riguarda personalmente, continuo ogni volta a stupirmi per le chicche e le sorprese offerte e nascoste magari in angoli remoti della nostra penisola. Fatta questa doverosa premessa, partiamo nel nostro "viaggio" alla scoperta di questa Italia vinicola un pò lontano dai riflettori.....
Prima sorpresa della serata: Valle d'Aosta, da uve prie blanc, il Blanc de Morgex et de la Salle di Ermes Pavese, nelle due versioni in acciaio e con 12 mesi di legno, esprime una finezza e una eleganza nei profumi che non poteva passare inosservato.
Girando per i tavoli mi sono poi imbattuto in un vitigno che per l'eleganza floreale nei profumi e la delicatezza nel fruttato non può passare inosservato: stiamo parlando della lacrima, che trova tra le colline marchigiane di Morro d'Alba, la sua zona di elezione, magistralmente resa in bottiglia da un esperto viticoltore come Mancinelli. Andando più a sud, restando sull'Adriatico, c'è un altro vitigno a bacca rossa da poco riscoperto e coltivato in una piccola regione non molto nota da un punto di vista vinicolo, ma secondo me dalle grandi potenzialità: sto parlando del Molise, e della Tintilia di Cantine Cipressi, giovane e appassionata realtà, che vinifica questo vitigno in acciaio, in legno e addirittura in versione passita: da provare!!!
Mi sposto sul versante tirrenico e in Campania felix, ho assaggiato dei bianchi veramente interessanti che da tempo immemore sono coltivati in queste terre, e in alcuni casi, solo da poco emersi alla ribalta del panorama vinicolo nazionale. Per esempio, Cantine Olivella coltiva nei vitigni di proprietà alle pendici del Vesuvio due vitigni a bacca bianca, catalanesca e caprettone, sia in blend che in purezza, e che su questi terreni vulcanici riescono a esprimere potenza olfattiva, struttura e una interessante mineralità. Oppure, se guardiamo ai più "famosi" greco e fiano, segnalerei due piccole realtà, rispettivamente Cantine dell'Angelo per il Greco e Cantina del Barone per il Fiano, i quali hanno intrapreso un percorso di valorizzazione di questi vitigni, realizzando vini che mirano a mantenere la tipicità e le caratteristiche olfattive e gustative del vitigno stesso, nonchè a riflettere nel vino le peculiarità del terroir con note zolfose e una spiccata mineralità.Passo da sud a nord, arrivando in Friuli, dove ho trovato con piacere un ottimo Schioppettino, prodotto da Marco Scolaris, piccola azienda del Collio, dagli eleganti sentori fruttati e una sottile trama speziata; ma la vera chicca è uno spumante metodo charmat da uve ribolla gialla, dai delicati sentori di fiori d'acacia amalgamati a una ottima freschezza e una struttura che non ti aspetti. Restando in regione, una citazione merita un ottimo Verduzzo friulano, realizzato da Scubla, dalle note eteree e dalla piacevole dolcezza. Restando in tema di vini dolci, un'altra scoperta della serata, è un'azienda sarda di Magomadas, Zarelli Vini, che produce malvasia di bosa "in tutte le salse"...si passa infatti da una versione secca "Contos", dal colore giallo paglierino e fini note di fiori di pesco, al "Licoro", una malvasia invecchiata di due anni in presenza di lieviti flor decisamente "porteggiante", terminando con uno stupefacente passito di Malvasia "Andula" dall'interminabile residuo zuccherino equilibrato da una decisa e acida freschezza. Per non farsi mancare niente c'è anche una grappa di malvasia e uno spumante....
Non potevano poi mancare i buoni Lambrusco del Consorzio Vini Mantovani, altra zona di elezione di questo vitigno, dove sono prodotti vini interessanti, forse più caratterizzati nelle componenti dure, con notevole freschezza e una certa "sabbiosità", e sicuramente meno dolci e fruttati della versione "emiliana". Tra questi da non perdere aziende come Gubertoni e Breda.
Infine, last but not least, come dicono gli inglesi, una interessante azienda ligure, Innocenzo Turco, che produce tra le colline savonesi, una guarnaccia in purezza, che matura 12 mesi in vasche di acciaio, dai dolci sentori di piccoli frutti rossi, dalle note balsamiche e speziate, e con una spiccata freschezza che lo rende un vino piacevolmente abbinabile a piatti di pesce tipici della tradizione ligure.
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