giovedì 18 giugno 2009

Cantine aperte 2009 - Conero e Morro d'Alba


Anche quest'anno è stato celebrato l'evento "Cantine aperte", e per l'occasione siamo andati nelle Marche, una regione e un territorio dal ricco patrimonio enologico di rara ampiezza ampelografico forse poco valorizzato. Basti pensare al verdicchio, vitigno autoctono nella duplice versione dei Castelli di Jesi e di Matelica, ma anche rosso conero (a base di Montepulciano e altri uvaggi come Sangiovese, Syrah, Cabernet, ecc), lacrima e a quel piccolo gioiellino della vernaccia di Serrapetrona.
Scorazzando in auto fiancheggiando da un lato dolci colline dalle linee morbide e sinuose, e dall'altro la costa marchigiana con le lunghe spiagge interrotte solo dal ripido profilo del Monte Conero, ci siamo diretti verso la zona di Morro d'Alba, patria del vitigno
lacrima, autoctono poco conosciuto, dai caratteristici profumi di rosa canina e frutti di bosco. Prima tappa, l'azienda Marotti Campi:
subito tra i filari di viti si staglia la splendida residenza ottocentesca di famiglia che domina i circa 54 ettari vitati dell'azienda. Chiedo subito ai gentili proprietari di poter assaggiare l'Orgiolo, lacrima in purezza, nella splendida espressione dell'annata 2006. Trovo un vino dal colore rosso rubino vivo che aggiunge ai classici profumi della lacrima fatti di chiari riconoscimenti floreali di violetta e rosa leggermente appassita e fruttati (more. lamponi e fragola), i profumi terziari speziati e tostati (pepe, vaniglia e cacao), donati dall'affinamento in legno. Da provare anche il Salmariano, da uve verdicchio provenienti dai vigneti di proprietà siti in Morro d'Alba (quindi fuori dalla zona classica dei castelli di Jesi) che affina in botte grande per 12 mesi, affinamento che gli regala morbidezza pur mantenendo una viva acidità e i classici riconoscimenti varietali agrumati tipici del vitigno. Non ancora sazi, o meglio ubriachi, facciamo tappa da un nome storico nella produzione di lacrima, e cioè Mancinelli. Qui decido di assaggiare la lacrima nella versione tradizionale: un vino da bersi giovane, che fa solo acciaio, dal colore rubino con riflessi violacei, e dai profumi di piccoli frutti di bosco, rosa e violetta, non molto persistente. La vera e propria chicca però è il Lacrima Terre de Goti (Marche igt). Vinificato raccogliendo uve lacrima maturate tardivamente, fermentate in acciaio e lasciate maturare 3 anni in legno. Rubino denso concentratissimo, sviluppa un ventaglio di profumi intensi di confettura di frutti di bosco, viola appassita, spezie e cacao in polvere. Di gran corpo, in bocca spicca una grande morbidezza e dote alcolica, equilibrate comunque da una freschezza gustativa e una ancora viva tannicità. Per essere un vino nato per sbaglio, come mi ha confessato il produttore, vale veramente la pena.
Muovendoci verso il monte Conero, zona di elezione del Rosso Conero doc, dove il terreno argilloso-calcareo, l'esposizione dei vigneti a sud/sud-est e la vicinanza del mare regalano al montepulciano, vitigno base del rosso conero, particolari rimandi marini/salmastri, struttura e scheletro, ho pensato di fare un salto da Silvano Strologo, per assaggiare i suoi Decebalus e Traiano (2005). Fermentati in legno con batonnage ed elevati in barrique di rovere francese, presentano lievi note fruttate ed esalazioni marine, buona sapidità e acidità, ma per questa annata prevale una sensazione di non piena maturazione polifenolica.

Passiamo quindi a visitare Fattoria Le Terrazze. A parte il gran casino che rende quasi impossibile una degustazione degna di questo nome e che fa pensare al senso di queste manifestazioni, provo per la prima volta i Sassi neri 2005, vino di punta dell'azienda ottenuto da uve montepulciano in purezza, il quale regala profumi di frutta a bacca rossa e note floreali, unitamente a una tipica nota marina e salmastra. In bocca è evanescente, di buona freschezza gustativa, ma è scarsa la dote tannica e alcolica. Anche il Chaos 2005 mi da una sensazione di non giusta maturazione polifenolica del Sassi neri. Parlando con vari produttori del luogo, sembra sia un difetto dell'annata 2005, e infatti mi consigliano di provare un 2004.
Seguo il consiglio, e infatti provo il Casirano 2004 di Leopardi-Dittaiuti, tipico esemplare di rosso conero doc, fatto da uve montepulciano con piccole percentuali di syrah e cabernet sauvignon. Si presenta con un rosso rubino un pò scuro e poco luminescente. All'olfatto vengono fuori note amare e speziate, cannella, note tostate, frutta cotta o comunque molto matura (prugna), mirtillo e ciliegia, unitamente a note marine. In bocca fa sentire tutto il suo corpo: buona freschezza e alcol che sono equilibrate da un tannino allappante anche se di qualità non eccelsa. Potrebbe dare di più nel finale. Effettivamente è comunque un'altra cosa rispetto all'evanescente 2004.
E dopo tutti questi assaggi, meglio andare a casa, se no l'etilometro ...!!!

1 commento:

Anonimo ha detto...

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