mercoledì 9 dicembre 2009

Degustazione Amarone della Valpolicella Antolini - 10 dicembre 2009

Ricevo e pubblico un interessante cena/degustazione a base di Amarone Antolini (uno dei volti nuovi della Valpolicella) organizzata dagli amici di Gustovino.

GUSTOVINO insieme a Pier Paolo ANTOLINI
ti offre la magnifica opportunità di degustare una verticale di

AMARONE della Valpolicella
Centra
della Cantina ANTOLINI
in una serata unica in cui le emozioni si impadroriranno
della nostra bocca
per poi coinvolgere tutti i nostri sensi.

Raccontati direttamente da
Pier Paolo Antolini e dai Sommelier di GustoVino

Degusteremo le ultime 4 annate dello
Amarone della Valpolicella DOC classico "Moròpio"
annata 2003
annata 2004
annata 2005
annata 2006

completeremo la serata con la cena a base di
Pane e companatico
(focaccia, salumi, bruschette, torta rustiche)

Polenta con il Cinghiale

Tortino di castagne con crema di cioccolato
quest'ultimo da degustare con il
Recioto della Valpolicella DOC classico

Giovedi, 10 Dicembre 2009
ingresso ore 20.00 - inizio degustazione ore 20.30

Locanda dei Massimi - Via Portuense, 863 -Roma

Costo della serata 35 euro.
Prenotazione obbligatoria entro Martedi 8 Dicembre.
SOLO 30 POSTI DISPONIBILI

Per info e prenotazioni rivolgersi a:
Fabio - cell. 328.46.82.922 - e-mail: fabio.doddi@gustovino.it
Stefano
- cell. 337.16.15.142- e-mail: stefano.barberini@gustovino.it
- cell. 328.46.82.922 - e-mail: fabio.doddi@gu
vinoit


martedì 24 novembre 2009

Alto Piemonte: storie di luoghi, uomini e vitigni - Gattinara, 29 Novembre

 Alto Piemonte

IL CONSORZIO TUTELA NEBBIOLI ALTO PIEMONTE

e le sue Denominazioni di Origine:

Gattinara, Ghemme, Boca, Bramaterra, Fara, Lessona, Sizzano,

Colline Novaresi, Coste della Sesia

Organizzano:

“ALTO PIEMONTE: Storie di luoghi, uomini e vitigni “

DOMENICA 29 NOVEMBRE a GATTINARA

Programma:

10:00 CONFERENZA STAMPA presso i locali del Cinema Parrocchiale di Via Lanino.

Momento di confronto dedicato ai vini del nostro Territorio, alle caratteristiche , alla storia ed alla cultura delle nostre Denominazioni.

15:30 BANCO D’ASSAGGIO di tutte le nostre Denominazioni d’origine, alla presenza dei produttori , presso il Ristorante Il Vigneto in Piazza Paolotti.

16:30 apertura Banco d’assaggio al pubblico, con contributo di ingresso.

20:30 chiusura manifestazione

Per motivi organizzativi è necessario il preventivo accredito.


Per informazioni ed iscrizioni Dal lunedi al venerdi dalle 09:00 alle 13:00:

Consorzio Tutela Nebbioli Alto PiemonteVia Roma 21, Ghemme (NO)

Tel. – fax 0163 841750

www.consnebbiolialtop.it info@consnebbiolialtop.it

sabato 21 novembre 2009

Il Syrah

Il Syrah o Shiraz (come è conosciuta in Australia e Sudafrica) è una delle dieci varietà più coltivate e commercializzate in tutto il mondo. Si stima che la superficie coltivata sia superiore ai 150.000 di ettari. Con una forte personalità il Syrah dà origine a vini ricchi e complessi con una forte componente aromatica, a seconda del suolo, del clima e della sua vinificazione.
Il Syrah trova la sua prima area di coltivazione nella Valle del Rodano tra le città di Valence e Vienne. Qui i vignerons riescono a fare esprimere a questo particolare vitigno tutte le sue potenzialità qualitative; infatti nomi di famose aree della Valle del Rodano come Hermitage, Crozes-Hermitage, Cote-Rotiè e Cornas rappresentano solidi riferimenti dell'enologia mondiale.
Ci sono controverse spiegazioni sull'origine del syrah. Sebbene, gli studiosi siano quasi tutti concordi nel ritenere che il Syrah sia stato importato dal Medio Oriente, ve ne sono alcuni che ancora imputano le sue origini nella città di Shiraz in Persia (l'odierno Iran); purtroppo qui non è presente questa cultivar, ma si è solo rirscontrato un vitigno dal nome Schirazi nell’Azerbaidjan iraniano che peraltro è a bacca bianca e con acino molto grosso. Esiste però una certezza che il Syrah era già coltivato e usato per la produzione di vino nella Valle del Rodano già dai tempi dei Romani.
Il Syrah è un vitigno a maturazione piuttosto tadiva, che ben si adatta a differenti terroir,
condizioni climatiche ed ambientali, ma mal tollera sistemi di coltivazione con rese piuttosto elevate, che ne fanno rapidamente perdere le sue migliori qualità. Vitigno dal colore piuttosto scuro e intenso, dall'elevato contenuto polifenolico, genera vini molto longevi e adatti sia a una lunga maturazione in botte che affinamento in bottiglia. A livello aromatico, va fatta una distinzione tra i syrah prodotti in Europa (in particolare in Francia) e quelli prodotti nel Nuovo Mondo. I primi sono vini eleganti, robusti, più morbidi e meno tannici, e con un caratteristico sentore di "pepe nero". Gli altri invece, sono più densi e corposi, e sviluppano aromi di frutta matura e confetture.

Le zone di produzione
Le caratteristiche di adattabilità del Syrah lo rendono ben produttivo in zone di freddo temperato e in zone molto calde. Esistono produzioni di vini Syrah/Shiraz ai tropici nel nordest del Brasile: qui infatti è studiato e posto sotto sperimentazione per potere stabilire il potenziale del suo grado d’adattabilità alle diverse condizioni ambientali e climatiche. Le principali zone di produzione sono: Cile, Australia, Sudafrica, Francia, Italia e California. Andiamo ad analizzare singolarmente queste zone.
In Cile il Syrah si esprime molto generoso sotto il profilo quantitativo, ma è anche sensibile alle malattie per la sua delicatezza. A causa del suo elevato vigore e per la tendenza che ha sempre mostrato ad essere suscettibile agli attacchi di Botrytis Cinerea, la maggior parte dei vigneti sono stati impiantati su suoli con un buon drenaggio.
Una delle caratteristiche che fa del Cile “il paradiso della viticoltura” è la totale assenza della filossera che rende inutile l’uso del portinnesto; quindi ci si trova davanti piante molto longeve e con tempi dimezzati
per entrare a pieno ritmo nel ciclo produttivo. Un altro aspetto fondamentale nel Cile è l’escursione termica, dovuta alla discesa notturna dell’aria fredda dalle Ande. L’escursione è così ampia e repentina che colpisce la maggior parte del territorio cileno. Questo fattore così importante arricchisce e caratterizza la definizione dei profumi del vino.
La Curicò Valley ha il ciclo vegetativo più breve ed il clima più continentale di tutto il Cile. Il suolo è prettamente argilloso ed i vigneti sono irrigati a solco approfittando anche dello scioglimento delle nevi andine. Questo genere di approvigionamento era già stato usato nell’antichità dagli agricoltori Inca che progettarono una rete di canali per sfruttare tale scopo. Qui gli impianti sono in parte frutto di reinnesti del Syrah sul Cabernet ed in questo caso è stata trasformata anche la forma d’allevamento, passando dall’alberello alla controspalliera. Nella Maipo Valley il Syrah è utilizzato sia nei suoli più fertili che in quelli meno fertili con l'obiettivo, soprattutto nel primo caso, di mantenere le rese per ettaro sempre al di sotto degli 80 q/ha.
Infine nell’Aconcagua Valley, troviamo
le prime aree del Cile ad essere state coltivate a Syrah. Qui convivono insieme gli alberelli e le contro-spalliere, ed è sempre qui alla fine del XIX secolo nacque la più grande azienda vinicola del mondo. I viticoltori cileni si mostrano sempre più aperti alla sperimentazione e sono anche alla costante ricerca di terreni meno fertili che diano uve più adatte ad un prodotto di qualità. Sorgono vigneti di Syrah nella fascia costiera ( Limarì) ed altri ad altititudini di oltre 2000 m (Elqui).
Il Syrah è considerato il vitigno a bacca rossa più importante per la viticoltura in Australia; localmente chiamato Shiraz, ha saputo adattarsi in questa terra meglio delle altre varietà, producendo vini di buon colore e struttura. con uno stile più denso e concentrato rispetto ai syrah prodotti in Europa. Il temperato clima australiano è molto adatto alla viticoltura, con una temperatura estiva simile a quella presente nelle zone di Bordeaux o del Piemonte. Da segnalare che oltre ad essere vinificato in purezza, il syrah viene qui usato anche in blend con il Cabernet Sauvignon.
Le zone più vocate si trovano nella parte meridionale, come Barossa Valley (sono stati trovati in questa zona vigneti di Shiraz in questa zona con età stimata dai 50 ai 100 anni), McLaren Vale e Coonawarra. In queste aree possiamo riscontrare stili diversi: dagli shiraz più densi e concentrati di Barossa Valley e McLaren Vale, a quelli più aromatici di Coonawarra, grazie soprattutto alla presenza di un clima più fresco e di brezze marine. Altre zone comunque interessanti sono Hunter Valley e Clara Valley.
Lo Shiraz è adatto per il Sud Africa perché ama i climi caldi: infatti il soleggiato clima sudafricano regala una migliore maturazione fenolica al momento della vendemmia con vini di maggiore tenore alcolico e carattere indiscusso. Hanno carattere speziato i Syrah di Beokenhouskloof che sono simili a quelli della Valle del Rodano, mentre quelli prodotti da Saxenburg e Fairview sono più ricchi, dolci e spesso barricati. Più a nord all’interno del distretto di Pearl, dove l’escursione termica è molto accentuata, il Syrah si è adattato esprimendo un carattere un po’ più duro con dei profumi particolari ed interessanti.
Il Syrah fu importato in California per la prima volta nel 1870 da J.H. Drummond, capitano dell’esercito britannico in pensione. Egli si stabilì nella Sonora Valley dove iniziò a produrre un vino che era un uvaggio di Shirah e Marsanne, una varietà a bacca bianca proveniente anch’essa dalla Valle del Rodano, e chiamò questo vino Hermitage.
La Central Valley rappresenta in termini di ettari vitati la più grande regione produttrice di Syrah in California. Quest’area include anche la Sacramento Valley che produce solo una piccola quantità di vino e la San Joachin Valley che è tra le zone più produttive del mondo. La Madera Country è la prima in California in termini di Syrah impiantati ed in generale si dovrebbe collocare al terzo posto per estensione di vigneti dopo San Joachin e Fresno.
La presenza di un clima fresco e ventilato di alcune zone della California, come Monterey, Mendocino, Clarksburg, Edna, unitamente alla grande capacità di adattamento di questo vitigno ha fatto si che la California si affermasse nel mondo enologico anche per il suo eccellente syrah.
Le radici della coltivazione del Syrah si trovano in
Francia nel nord della valle del Rodano tra Hermitage e Cote Rotie. Questa zona rimane uno dei punti di riferimento per la produzione di vini con uve syrah. Nonostante sia consentita una piccola percentuale di uva bianca (Viognier) i migliori esemplari di syrah in purezza sono prodotti nelle denominazioni Hermitage, Cote Rotie, Crozes-Hermitage, Cornas e St. Joseph. Questi vini sono caratterizzati da aromi di frutta molto marcati, buona mineralità e acidità, e soprattutto dalla tipica nota di pepe nero. Anche nella parte meridionale della valle del Rodano viene coltivato il syrah, il quale viene però utilizzato nelle denominazioni della zona in blend con altri vitigni, come per esempio nello Chateauneuf-du-Pape. Qui il syrah viene utilizzato insieme a Grenache, Carignane, Cinsaut e Monvedre, e contribuisce a dare la struttura insieme alla complessità aromatica dei frutti e delle spezie. Fuori dalla valle del Rodano, nella Languedoc Roussillon viene prodotta una quota sempre maggiore di Syrah di qualità. In un quarto di secolo la viticoltura del sud della Francia ha completamente cambiato aspetto ed in particolare proprio in questa regione. La maggior parte dei vigneti delle pianure sono stati ristrutturati in modo da poter abbandonare la massiccia produzione di vini da tavola verso una produzione di qualità.
In Italia la coltivazione del syrah è andata di pari passo all'affermazione dei vitigni internazionali per un evidente tentativo dei produttori italiani di uniformarsi a quelle che sono le tendenze dell'enologia internazionale e per avvicinarsi ai gusti dei consumatori internazionali. Il Syrah viene usato in numerose DOCG, DOC e IGT italiane, ma le zone in cui si è maggiormente diffuso con buoni risultati sono sicuramente la Toscana e la Sicilia.
In Toscana si è sentita l’esigenza di coltivare il Syrah, come altri vitigni internazionali, per migliorare la qualità di certi vini prodotti da uve Sangiovese. Molti degli impianti di Sangiovese realizzati dopo la seconda guerra mondiale si basarono sull’utilizzo di cloni provenienti dalla vicina Emilia-Romagna. Si trattava di cloni molto produttivi, ma di scarsa qualità, per cui è stato necessario ricorrere all’utilizzo di vitigni internazionali come il Syrah per poter migliorare la qualità dei vini, sopperendo a quella carenza di colore, di grado alcolico e di struttura che un vitigno come il Syrah riesce a donare. In Sicilia invece, il Syrah ha trovato condizioni pedo-climatiche eccellenti, per cui la sua coltivazione si è diffusa in maniera molto rapida. Da circa un decennio ha conquistato un posto d’onore nell’elite dei vini d’eccellenza siciliani grazie alle sue caratteristiche di grande concentrazione, morbidezza, densità dei tannini spesso anche ingentilito dall’uso sapiente dell’affinamento in legno. E’ riconosciuto per il suo gusto speziato, sentori di sottobosco (mora e prugna), talvolta anche accompagnato da note balsamiche e di liquirizia, cacao amaro e caffè. Spesso viene usato in assemblaggio con vitigni autoctoni come il Nero D’Avola al quale aggiunge struttura ed eleganza, oppure con i vitigni internazionali come il Cabernet Souvignon ed il Merlot, stemperando le caratteristiche un po’ selvatiche dei due.

venerdì 20 novembre 2009

I Nebbioli dell'Alto Piemonte

Ci sono posti dove capisci perchè ci si innamora del vino e delle persone che lo fanno. Ecco, credo che il Piemonte sia uno di questi posti: nella tre giorni molto intensa che ho fatto lì ad inizio novembre, ciò che mi è rimasto più impresso sono infatti le persone, la loro passione per il vino, la semplicità e la forza quasi ostinata con cui portano avanti le loro idee e progetti.
Terra vocata per i grandi vini, l'Alto Piemonte; purtroppo però, a lungo rimasta schiacciata dalla notorietà delle vicine Langhe. Fattore questo che ha portato gli abitanti di queste zone nel dopoguerra ad abbandonare la terra per occuparsi nelle manifatture tessili e metalmeccaniche della zona lasciando che il bosco avanzasse e invadesse i vigneti , quasi come se volesse riappropriarsi di quegli spazi che gli uomini gli avevano sottratto con gli sforzi di un agricoltura di sussistenza. Basti solo pensare che negli anni '30 questi territori erano pieni di vigne, come testimonia la foto che ritrae la zona attorno al santuario di Boca. Si sta assistendo comunque in questi ultimi tempi ad un inversione di tendenza: i giovani di queste zone stanno tornando a coltivare le vigne con tanto entusiasmo e nuovi progetti.
Lasciamo l'autostrada a Novara e proseguiamo lungo la statale 299 della Valsesia. Il panorama è assolutamente pianeggiante, anche se lascia spazio all'orizzonte a dolci e ondulate colline e in lontananza si intravedono le catene montuose dell'Ossola. La giornata è piovosa, il cielo plumbeo, ma l'entusiasmo di scoprire questi luoghi e soprattutto i loro vini è veramente tanto. Una domanda però ci assilla: ma cosa si intende per Alto Piemonte? Dove inizia e dove finisce?
Sicuramente è difficile trovare tratti comuni a un territorio che a livello amministrativo è a cavallo tra tre province (Novara, Vercelli e Biella) e presenta inoltre grandi differenze anche nella struttura e composizione dei terreni. A tal proposito si individuano almeno tre macro-terroir: si passa infatti dai depositi morenici alluvionali che danno terreni più sciolti della zona di Fara, Sizzano e Ghemme, a quelli a matrice porifidica di Boca, Gattinara e Bramaterra, fino a quelli più sabbiosi e silicei di Lessona.
Forse l'elemento unificante di questi territori è da ricercarsi nell'uso del vitigno nebbiolo presente, seppur in percentuali diverse, in tutte le denominazioni di origine della zona. Localmente chiamato Spanna, si differenzia dali biotipi Lampia e Michet più diffusi invece nelle Langhe. Vitigno complesso, di difficile adattabilità, può regalare però, nelle condizioni migliori, vini con una notevole propensione all'invecchiamento e di ottima complessità aromatica. Il suo ciclo vegetativo è tra i più lunghi che si conoscano, partendo da una fioritura e da un germogliamento precoci, rispettivamente ad inizio aprile e ad inizio giugno, e caratterizzandosi per una vendemmia in genere tardiva, localmente molto tardiva (in Valtellina non è infrequente la raccolta novembrina). Nelle varie DOC e DOCG della zona, il nebbiolo viene "tagliato" con uva rara, ma soprattutto vespolina che dona colore e morbidezza al nebbiolo.
Sette sono le denominazioni di origine che insistono su questi territori: le DOC Fara, Sizzano, Boca, Bramaterra e Lessona e le DOCG Gattinara e Ghemme.
Partendo dai comuni di Fara Novarese e Briona che ricadono entrambi nella DOC Fara, la più meridionale che conta complessivamente circa 18 ettari vitati, la percentuale di spanna è tra le più basse, attestandosi intorno al 30-50%, con una preponderanza di uva rara (max 40%) e vespolina (10-30%). Tra i produttori di maggior peso in questa doc sicuramente è da citare Dessilani, rinomata stirpe di vignaioli, di cui abbiamo avuto modo di conscere il vulcanico Nicola Lucca, giovane ma con le idee molto chiare, e di cui vi parlerò in un prossimo post. Sono altresì da citare nuovi emeregenti produttori in zona, come Prolo o Francesca Castaldi a Briona.
Proseguendo verso nord, lungo la collina morenica, dove le correnti d'aria fredda provenienti dalle Alpi si scontrano con il calore e l'umidità delle risaie della vicina pianura vercellese, troviamo Sizzano e quindi Ghemme. Elevata a DOCG nel 1997, qui la percentuale minima di spanna è del 75%, mentre il saldo è rappresentato dalle solite vespolina e uva rara. Da segnalare come produttori di riferimento sicuramente Antichi Poderi di Cantalupo, Rovellotti e Mazzoni.
Continuando ad allontanarci da Novara in direzione nord/nord ovest incontriamo la DOC Boca e la DOCG Gattinara, le quali costituiscono un'unica area sullo stesso blocco di roccia porfidica.
L’areale del Boca, che comprende i territori dei comuni di Boca, Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco, è praticamente inglobato nella Riserva Naturale del Monte Fenèra, che si staglia sulla direttrice del Monte Rosa, dalle cui correnti fredde protegge i circa 15 ettari delle vigne del Boca. Il vino è un nebbiolo in percentuale variabile tra il 45% e il 70%, con saldo di vespolina (20-40%) e, facoltativamente uva rara (0-20%), anche se da colloqui avuti con produttori sembra sia in atto un tentativo di revisione del disciplinare per aumentare la percentuale minima di nebbiolo. Tra i prduttori di maggior spicco, come non citare Le Piane del buon Christopher Kunzli, Antico Borgo dei Cavalli, di Sergio e Silvia Barbaglia, e Castello Conti che abbiamo incontrato personalmente e di cui vi parlerò in un successivo post; ma ci sono però anche nuovi nomi emergenti come Podere ai Valloni e Massimo Zonca.

Se Boca rappresenta la DOC in ascesa, Gattinara invece è la DOCG più importante tra quelle dell'Alto Piemonte sia in termini di estensione vitata che in termini qualitativi. Il disciplinare del Gattinara prevede nebbiolo in purezza, con l’eventuale saldo (10%) può arrivare da uve vespolina o bonarda, con un invecchiamento minimo di 3 anni (4 per la riserva). A Gattinara la tradizione vuole che il vigneto d’origine sia riportato in etichetta, e quindi in questo modo si riesce a verificare la differenza espressiva tra i vari cru. I due produttori di riferimento sono sicuramente Antoniolo e Travaglini.
Procedendo invece verso Biella, immersi in un paesaggio in cui i vigneti sono alternati a fitta boscaglia, incontriamo la DOC Bramaterra che racchiude la bellezza di sette comuni, e precisamente Brusnengo, Curino, Lozzolo, Masserano, Roasio, Sostegno e Villa del Bosco; a dispetto di ciò la superficie complessiva dei vigneti iscritti all'albo è di soli 32 ettari. Si tratta quindi di una DOC che può riuscire a sopravvivere solo grazie al coraggio e all'ostinazione di coraggiosi vignerons, come possono essere personaggi come Odilio Antoniotti oppure Alessandro Anzivino. Il Bramaterra è nebbiolo per il 50-70%, croatina (20-30%), bonarda e vespolina, per un totale massimo congiunto del 20% e un invecchiamento minimo di 2 anni.
Chiude la sequenza la DOC Lessona. Qui la superficie vitata sfiora i 10 ettari, e dunque si tratta della più piccola delle DOC dell’Alto Piemonte;
il Lessona è nebbiolo per almeno il 75%, con il "solito" saldo in parti libere di vespolina e bonarda. La qualità di questa minuscola produzione è peraltro assai alta, grazie soprattutto al lavoro di Paolo De Marchi (Isole e Olena) con la sua proprietà Sperino.

giovedì 12 novembre 2009

Il "Distretto del Prosecco": un valore superiore

Ricevo e pubblico:


Evoluzione prosecco. Il 12 dicembre, il Centro Studi del Distretto Conegliano Valdobbiadene si “mette a nudo” spiegando cosa è cambiato dal 2003 a oggi, ovvero dalla costituzione di una struttura unica nel suo genere: il primo Distretto Spumantistico d’Italia.

Durante l’incontro si parlerà non solo di dati economici e di trend di mercato ma anche dell’evoluzione di un “pensiero collettivo”, quello dei produttori dell’area DOCG Conegliano Valdobbiadene, passato da individualista a convinto del valore di squadra. “Se si è ottenuta la DOCG è anche perché, a partire dal 2003, i nostri produttori sono maturati. Merito della costituzione del primo Distretto Spumantistico d’Italia, che ha rafforzato il valore di squadra tanto da ottenere risultati prima impensabili”. Dichiara il presidente del Consorzio di Tutela Franco Adami. L’iter per il riconoscimento della DOCG Conegliano Valdobbiadene non è stato, infatti, facile e ha richiesto l’armonia fra tutti i produttori. Questa si è creata grazie anche al Distretto e al Centro Studi che, in questi anni, ha consentito al territorio di elaborare delle strategie, facendo “vedere lungo” al territorio storico di produzione del Prosecco.

Se la DOCG, infatti, comporta un profondo rinnovamento del vino di Conegliano Valdobbiadene, e forse qualche rischio, dall’altro essa consentirà di affermare il vero valore differenziale del prodotto, che costituisce il vertice della piramide qualitativa del Prosecco. Si tratta, ovviamente, di un lavoro che richiede una strategia precisa ma, grazie al Centro Studi, il territorio è in grado di elaborarla. Il Centro Studi, infatti, è una struttura unica nel panorama nazionale perché unisce il pensiero degli imprenditori, attraverso il gruppo di lavoro in rappresentanza di tutte le categorie, e quello degli esperti di economia, grazie alla presenza dell’Università degli Studi di Padova. Il Centro Studi è, quindi, partito dal basso, ovvero dalla volontà dei produttori di conoscere meglio la propria identità per definire il futuro. E se, all’inizio, sembrava un progetto forse troppo ambizioso, oggi i risultati concreti sono sotto gli occhi di tutti. Durante l’evento del 12 dicembre Vasco Boatto, responsabile del Rapporto annuale, presenterà gli ultimi dati ma analizzerà anche come questo territorio e il suo prodotto simbolo sia cambiato dal 2003 a oggi. Se i numeri del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene sono 57.434.000 bottiglie, di cui 48.058.000 spumante, l’export rappresenta il 30% della totale produzione e il giro d’affari ammonta a 370.000.000 di euro, fino a qualche tempo fa i numeri erano ben diversi. Il successo della denominazione si vede anche nella distribuzione organizzata, di cui parlerà Giancarlo Gramatica per IRI Infoscan portando i dati 2009. E se il successo si è mantenuto in crescita costante, è grazie anche all’organizzazione del territorio in Distretto. Mario Volpe, uno dei maggiori esperti di economia distrettuale, spiegherà il valore innovativo del Distretto che, attraverso l’organizzazione di una rete di relazioni, ha portato a vincere sfide difficili come la DOCG. L’ottenimento di essa è solo un punto di partenza perché la vera sfida sarà comunicarla al consumatore. Il turismo, in questo senso, rappresenta uno strumento prezioso alla luce anche della candidatura a Patrimonio Unesco. Di questo parlerà Mara Manente, che quest’anno ha condotto un approfondimento sulla struttura ricettiva del nostro territorio. A chiudere l’incontro sarà Enrico Finzi, Presidente di Astraricerche e grande esperto in indagini di mercato, che farà riflettere sulle strategie future dei produttori della docg presentando come il consumatore approccia all’alta gamma in un momento economico difficile.

Come le precedenti edizioni i dati sono stati raccolti ed elaborati dal Centro Studi Distretto Conegliano Valdobbiadene, struttura sostenuta da Regione Veneto, Camera di Commercio di Treviso e autofinanziata dai produttori del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene.


Per ulteriori informazioni:

Ufficio Stampa: Silvia Baratta 347 5835050 info@gheusis.com

venerdì 6 novembre 2009

DE.CO. Scansano fa le prove generali.....

Giro un approfondimento che mi è arrivato da un caro amico produttore in quel di Scansano, relativo all'istituzione delle DE.CO. "Vino Nero e Bianco di Scansano a Denominazione comunale"...

La Giunta del Comune di Scansano
con la delibera n.108/2009 ha approvato i criteri per la creazione di un marchio collettivo a Denominazione Comunale (DE.CO.) .
Che cosa è la Denominazione Comunale? La De.Co. è un censimento, realizzato dal Comune, delle produzioni artigianali (agricole o di altra natura) presenti sul proprio territorio. Il censimento è voluto dal comune che dà mandato alla giunta di realizzarlo.
Alla fine degli anni Cinquanta Luigi Veronelli inizia a valutare l'opportunità che certi prodotti siano denominati attraverso la dizione del Comune dove vengono alla luce; nel luglio 1999 egli lancia, in sede ANCI l' idea che i Comuni possano valorizzare il proprio territorio attraverso le produzioni agricole e artigianali. Successivamente, nell'ottobre 2001 il Parlamento italiano approva una legge costituzionale che rende possibile
agli Enti locali di legiferare in materie di pertinenza locale. Quindi, nel giugno 2002 viene approvata nel bresciano, su proposta di Riccardo Lagorio, la prima Denominazione comunale. La De.Co. non è un marchio di qualità: si tratta di un censimento utile a fotografare un territorio; non è incompatibile con le Denominazioni europee poichè non è un marchio di qualità, ma appunto uno strumento per valorizzare le ricchezze di un territorio, in particolare i giacimenti enogastronomici (in questo caso il patrimonio enologico). La De.Co. precisa come un prodotto viene elaborato e può valorizzare metodi tradizionali al fine di accrescere senso di appartenenza di una comunità.
Per chi volesse approfondire il tema ecco i link alle delibere comunali:
http://www.comune.scansano.gr.it/deco/deco_del.pdf
http://www.comune.scansano.gr.it/deco/deco_all_a.pdf
http://www.comune.scansano.gr.it/deco/deco_all_b.pdf

martedì 3 novembre 2009

Terre di vite - 7 novembre 2009 Maggiora (NO)

Vino, volti, suoni, immagini e parole....."Il filo conduttore della serata è l'amore per la terra, per il territorio in cui si opera e per il lavoro nelle vigne, nel segno di un ritorno a una naturalità che non rinuncia alla cultura, ma anzi la incontra per un arricchimento i cui beneficiari sono l’uomo e l’ambiente".
Questi i temi della manifestazione che si terrà presso le cantine del Castello Conti sabato 7 novembre con una tavola rotonda dalle 17 alle 18, cui seguirà un interessante degustazione a banchi d'assaggio (19-22) dove saranno presenti i seguenti produttori vitivinicoli:


Cantine del Castello - Elena Conti | Boca doc - Piemonte
Le Piane - Christoph Künzli | Boca doc - Piemonte
Antoniolo - Lorella Zoppis | Gattinara docg - Piemonte
Antoniotti Odilio - Odilio Antoniotti | Bramaterra doc - Piemonte
Cappellano - Augusto Cappellano | Barolo docg - Piemonte
Ar.Pe.Pe - Isabella Pelizzatti Perego | Valtellina Superiore docg - Lombardia
Az. Agr. Crociani - Susanna Crociani | Nobile di Montepulciano docg - Toscana
Az. Vin. Fiorini - Cristina e Alberto Fiorini | Lambrusco di Sorbara doc - Emilia-Romagna

Contatti
Cantine del Castello Conti, via Borgomanero 15, 28014 Maggiora (NO)
Tel +39.0322.87187 Fax +39.0322.87853 info@castelloconti.it


mercoledì 21 ottobre 2009

Nardello Vini, passione Soave

E' bello vedere tanto entusiasmo in una azienda giovane, dinamica e con tante idee, come quella condotta da Federica e Daniele Nardello. Nati da una famiglia di viticoltori, i due hanno dato vita a questa piccola realtà, dai volumi assolutamente artigianali (circa 20.000 bottiglie), che ha puntato tutto sul territorio del Soave e sul suo vitigno principe: la garganega. I 14 ettari di vigneti, tutti su terreni di natura vulcanica, si trovano infatti nel cuore della zona classica del Soave, sulle ultime colline a sud, quelle di Monte Tondo e di monte Zoppega a ridosso di Monteforte d'Alpone. Nonostante l'azienda sia nata da poco (nel 2000), ha già cominciato a ricevere premi: infatti il recioto Suavissimus è stato recentemente premiato al Premio Internazionale del vino "made in AIS" come miglior vino dolce. Sembra quindi che i ragazzi siano partiti col piede giusto, "cominciando a fare ottimi vini anche se dal fondo, cioè dai vini dolci..." come scherzosamente ammette Federica, e abbiano tutte le carte in regola per continuare a sorprenderci. Oltre al Suavissimus, sicuramente vino di punta dell'azienda, vengono prodotte anche altre tre etichiette di Soave: Meridies, Vigna Turbian e Monte Zoppega; tutte con un denominatore comune, attenzione alla qualità, utilizzo di vitigni del territorio e grande pulizia nella realizzazione dei vini.

Le degustazioni

Soave Classico Meridies 2008 (85/100)
Uve Garganega 100%
- 12,5%
Paglierino tenue con riflessi verdolini. Al naso esprime eleganza e intensità nei profumi donata dalla maturazione sulle fecce; note delicate di gelsomino e fiori di camomilla per aprirsi poi verso più decise sensazioni fruttate, in primis pera, ma anche frutta esotica. Sorso equilibrato, con una grande freschezza gustativa e una sapida mineralità che predominano nel palato. Buona la corrispondenza gusto-olfattiva.

Soave Classico Monte Zoppega 2007 (87/100)
Uve Garganega 100%
- 13%
Paglierino intenso. Naso potente e pieno, con sentori di frutta esotica e una trama sottile di speziatura molto piacevole. Il legno è appena percettibile. Vino ricco e profondo, dai terreni vulcanici scuri con un alta percentuale di argilla del monte Zoppega, risulta in bocca secondo me ancora un pò scomposto, peccato di gioventù forse, ma comunque di buona struttura, freschezza e sapidità. Sosta in barrique di secondo/terzo passaggio per 6/7 mesi.

Soave Classico "Vigna Turbian" 2008 (87/100)
Uve Garganega 70%, Trebbiano di Soave 30%
- 13%
Paglierino pallido con lucenti riflessi verdolini. Naso chiuso, da cui emerge però una nota minerale tipica, accompagnata da sentori di fiori bianchi e agrumi. In bocca è denso, quasi cremoso: l'acidità è ben smorzata dalla morbidezza apportata dalla garganega vendemmiata tardivamente, facendo da contraltare alla vivacità del trebbiano. Buona struttura.

Recioto di Soave "Suavissimus" 2006 (90/100)
Uve Garganega 100%
- 13%
Da uve raccolte tardivamente e depositate in cassette ad appassire fino a marzo con successiva fermentazione in barrique, viene realizzato questo nettare di colore giallo oro, al naso minerale e smaltato, con sentori di frutta secca, miele, confettura di albicocca e lievi note iodate. In bocca è di un equilibrio perfetto, la morbidezza è in assoluto equilibrio con la spina acida e un'ottima mineralità nonostante il vino abbia un elevato residuo zuccherino (circa 120 gr/l). Grande vino da formaggi erborinati.


Nardello Vini
via IV novembre, 56 - Monteforte d'Alpone (VR)
info@nardellovini.it


lunedì 19 ottobre 2009

Lacrima di Morro d'Alba doc Luigino 2005 - Giusti

Ho comprato questo vino un pò di tempo fa, e ieri ho deciso: ok lo bevo. Allora, prendo la bottiglia, la giro e sulla retroetichetta leggo:"Io e mio padre avevamo un sogno, quello di lavorare insieme per fare delle colline di Montignano un luogo speciale che testimoniasse quanto era forte il legame che ci univa alla terra ed ai nostri vigneti. Questi vini sono dedicati a Luigi Giusti, alla sua caparbietà ed al suo grande cuore". Un atto d'amore verso la sua terra e verso il vino, quello di Piergiovanni Giusti, che ha raccolto l'eredità del padre Luigi e ne continua il progetto aziendale basato sulla coltivazione e vinificazione del solo vitigno autoctono Lacrima di Morro d'Alba. I 12 ettari di vigne, tutte su terreno collinare, argilloso ed esposte a sud, vengono coltivate nel rispetto delle regole dell'agricoltura a basso impatto ambientale con riduzione dell'utilizzo di prodotti chimici e secondo criteri di lotta guidata. Il vino in questione, di cui sono prodotte circa 4.500 bottiglie, viene prodotto con fermentazione e malolattica in legno, e successivo invecchiamento in botte grande per 12 mesi più 6 mesi in bottiglia. C'è da dire comunque che Piergiovanni utilizza legni usati e non tostati per far si che la lacrima mantenga l'integrità aromatica e gustativa.
Si presenta con un colore rubino e riflessi porpora. Naso "aristocratico" che mantiene la tipicità aromatica del vitigno lacrima. Vinoso, con sentori delicati di violetta e rosa appassita, che aprono il campo a piccoli frutti di bosco (mora, lampone, fragola) e a suggestive note terziarie di terra bagnata e tabacco, frutto del passaggio in legno. In bocca è elegante e equilibrato, non ha niente da invidiare a rossi più blasonati. Dapprima l'acidità netta e tagliente, poi emerge il tannino setoso, vellutato e veramente di ottima fattura, in fondo viene lasciato spazio a una buona sapidità e morbidezza. Finale lungo che lascia spazio a sensazioni fruttate e speziate. Un vino che ha secondo me ancora un buon potenziale di invecchiamento.

Lacrima di Morro d'Alba doc Luigino Vecchie Vigne 2005 (89 /100)
Lacrima 100% -
13%

Azienda Agraria Giusti
Via Castellano, 97 - Montignano (AN)
cantinaluigigiusti@virgilio.it

sabato 10 ottobre 2009

14 Ottobre 2007 - Olmo Antico

Faccio una dovuta premessa...ultimamente sono in fissa con i vini rossi giovani leggermente "petillant", dalla facilità di beva, freschi e poco tannici, non molto strutturati, ma che specie nel periodo estivo trovano la loro ragion d'essere in alternativa ai bianchi di grande freschezza gustativa. Giusto per inquadrare la categoria, quella per esempio dei lambruschi emiliani o dei vini rossi a base di croatina che vengono prodotti nell'Oltrepò pavese.
Un esponente di questa categoria è sicuramente il 14 Ottobre della Fattoria Olmo Antico. 14 ottobre perchè è il giorno in cui finisce la vendemmia con le uve croatina lasciate maturare il più possibile in vigna e poi fermentate e lasciate maturare in tini di acciaio. Ne viene fuori questo vino dal colore rubino con riflessi violacei. Il naso è semplice con sentori di fragola, ciliegia sotto spirito e viola, anche se in fondo una volta che il vino si è aperto lascia delle sfumature di prugna secca. In bocca è leggermente abboccato, un pò lambruschizzante nella costruzione, buona spalla acida ma poco tannico. Come dicevo, vino da bere giovane e servire fresco ad una temperatura intorno agli 8°C. Da provare con una tartare di tonno.

14 Ottobre 2007 (84 /100)
Croatina 100%
- 13%

Fattoria Olmo Antico
Via Marconi, 8 - Borgo Priolo (PV)
info@olmoantico.it

venerdì 9 ottobre 2009

Falanghina felix 2009 - il vincitore....

And the winner is....Vandari Falanghina Sannio doc 2008. La commissione di assaggio riunitasi nell'ambito della rassegna Falanghina felix 2009, composta da sommelier AIS e FISAR e da giornalisti enogastronomici, ha "eletto" migliore falanghina della Campania tra le 41 in degustazione, quella prodotta da Antica Masseria Venditti di Castelevenere (BN). Il Vandari, che prende il nome dall'antico contado che ha dato le origini a Castelvenere e luogo natio di San Barbato, è un vino ottenuto esclusivamente da uve falanghina coltivate con sistema di agricoltura biologica certificata.
Un riconoscimento che premia il lavoro di Nicola Venditti, attento viticoltore e uono di spicco dell'enologia campana, il quale sta portando avanti con vigore e passione il suo progetto basato sul recupero dei valori e delle tradizioni del territorio e sull'agricoltura biologica. Infatti, da poco è stata creata una nuova struttura ricettiva per accogliere gli enoturisti e alla cantina è stato affiancato un vigneto "didattico" dove sono reimpiantate 20 varietà di vitigni autoctoni. Insomma un luogo in cui trasuda da tutte le parti storia e cultura del vino, ma anche tradizioni e valori del territorio in cui questo viene prodotto....

lunedì 5 ottobre 2009

Festival Sud de France - 26 ottobre/8 novembre


Ecco un esempio di cosa vuol dire fare sistema e da cui i nostri produttori e governanti dovrebbero trarre spunto...
Dal 26 ottobre al 8 novembre l'Italia si prepara ad ospitare il Festival Sud de France: una serie di eventi tra Roma e Milano celebreranno quindi una regione francese, il Languedoc-Roussilion, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante verso la qualità, riducendo la produzione vinicola e puntando sul bio; è infatti la regione francese con il più alto numero di produttori biologici. Un ruolo fondamentale è stato svolto dalla Maison de la Region Languedoc-Roussilion (ente governativo di promozione territoriale), che con un imponente operazione di marketing territoriale ha messo insieme sotto lo stesso marchio (Sud de France) 25.000 produttori, 3.000 imprese, 270 cooperative e via discorrendo in un territorio che conta 270.000 ettari di vigne e che esporta circa il 30% della sua produzione. Di seguito il dettaglio completo del programma:

Milano
  • 26 ottobre - Degustazione della gamma completa dei vini Sud de France organizzata presso la sede regionale Onav Lombardia (Via Termopili 12)
  • 27 ottobre - Degustazione vini di Guinot presso la vineria YN al 7 piano della Rinascente (Piazza Duomo)
  • 28 ottobre - Tavola rotonda con degustazione al Centre Culturail Francais (Corso Magenta, 61)
  • 28 ottobre - Degustazione vini di Vignobles Daurè presso Comptoir de France (Via Caldara)
Roma
  • 26 ottobre - Wineday, mini-expo organizzata dall'importatore Balan (wineday@balan.it), dove saranno presentati vini della regione Languedoc-Roussilion
  • 27 ottobre - Degustazione vini Sud de France presso Bibenda - AIS Roma (Via Cadlolo, 101)
  • 29 ottobre - Degustazione vini di Vignobles Daurè presso Comptoir de France (Via Vitelleschi, 20-24)
Per tutte le altre info consultare il sito www.suddefrance-vini.it (attivo dal 5 ottobre)




venerdì 2 ottobre 2009

Silenzio......"Parlano i Vignaioli" - 29 e 30 novembre



Domenica 29 e lunedì 30 novembre 2009

A Villa Signorini, Ercolano (NA)

“PARLANO I VIGNAIOLI”

Sud, Sole, Natura, Degustazioni, Dibattiti

aziende in marcia verso il vino naturale e artigianale

“Parlano i Vignaioli” è il primo evento del Sud

dedicato ai vini naturali e artigianali.

Un banco d’assaggio aperto non-stop

dalle 10.00 alle 20.00 di domenica e dalle 12.00 alle 20.00 di lunedì,

per avvicinare operatori del settore, appassionati, enofili e semplici curiosi

ai produttori di vino che, nel nostro Meridione, in altre regioni italiane ed europee

hanno scelto la strada di una viticoltura libera da prodotti chimici di sintesi.

Sarà anche possibile acquistare direttamente da alcuni produttori.

Un’occasione di confronto e conoscenza reciproca, rivolta a produttori,

operatori del settore, appassionati, semplici curiosi.

___________________________________


info: Cantina Giardino - t. (+39) 0825.87.30.84 - info@cantinagiardino.com

Pino Savoia - t. (+39) 333.66.71.512 - pino.savoia@hotmail.it

ufficio stampa: Samuel Cogliati/Ekfaino - t. (+39) 339.31.08.809 - samuel.cogliati@ekfaino.com


mercoledì 23 settembre 2009

Falanghina felix 2009

Anche quest'anno si celebra con una kermesse dedicata questo vitigno autoctono campano, diffuso soprattutto nella zona dei Campi Flegrei e del Taburno, nell'ambito di due distinte doc e con vini che presentano caratteristiche tendenzialmente diverse. Il 25 settembre, ore 17, ci sarà infatti la conferenza stampa presso la sala del consiglio della CCIAA di Napoli in cui verrà illustrato il programma completo della manifestazione, che come l'anno scorso si terrà il 3-4 ottobre nel meraviglioso centro storico di Sant'Agata de Goti. E' prevista comunque un incontro conclusivo a Roma il 30 ottobre con una conferenza in cui verranno presentati i risultati ottenuti accompagnata da banchi d'assaggio. In anteprima il programma:

Sabato 3 ottobre 2009

Ore 17:00 INAUGURAZIONE RASSEGNA Saluti istituzionali nella Sala Consiliare del Palazzo S.Francesco - via Roma

Ore 17:00 – 23:00 APERTURA ENOTECA DELLA FALANGHINA
Esposizione, nel Chiostro di S. Francesco, di vini falanghina prodotti in varie zone della Campania dedicata agli eno-appassionati.

Ore 18:00 - 20:00 APERTURA SALA DEGUSTAZIONI Saranno realizzate nella Sala Consiliare di Palazzo di S. Francesco e non saranno riservate esclusivamente ai professionisti del settore, ma aperte al pubblico, previa prenotazione, per permettere un maggiore avvicinamento ed un consumo responsabile del vino falanghina anche da parte dei non addetti al settore.

Ore 21:00 –23:00 BERE DOLCE Nelle sale del primo piano del Palazzo S.Francesco sarà organizzata, una degustazione guidata di dolci tipici alla falanghina abbinati a passito di falanghina.

Domenica 4 ottobre 2009

Ore 10:00 – 13:00 / 16:00 -22:00 ENOTECA DELLA FALANGHINA Esposizione, nel Chiostro di S.Francesco, di vini falanghina prodotti in varie zone della Campania dedicata agli eno-appassionati.

Ore 10:30 CONVEGNO “Politiche di sviluppo del settore enologico” – Sala Consiliare Palazzo S.Francesco

Ore 13:00 –14:00 APPETIZER CON FALANGHINA Nelle sale del primo piano del Palazzo S.Francesco sarà organizzata una degustazione guidata di falanghina spumante in abbinamento a stuzzichini come aperitivo prima del pranzo.

Ore 15:00 - 19:00 APERTURA SALA DEGUSTAZIONI Saranno realizzate nella Sala Consiliare di Palazzo di S. Francesco e non saranno riservate esclusivamente ai professionisti del settore, ma aperta al pubblico, previa prenotazione, per permettere un maggiore avvicinamento ed un consumo responsabile del vino falanghina anche da parte dei non addetti al settore.

Ore 16:00 – 17:00 PREMIO FALANGHINA FELIX 2009

Nell’ottica di dare sempre maggiore attenzione al lavoro svolto dalle aziende vinicole, quest’anno il premio Falanghina Felix sarà articolato in varie sezioni:
-
Sezione Vini: premio alla miglior Falanghina della Campania;

- Sezione Aziende della Falanghina: premi assegnati al produttore di più giovane, alla migliore produttrice donna, al produttore con più anni di esperienza nel settore

- Sezione Sommelier: premio al miglior sommelier regionale FISAR

Ore 17:00 – 19:00 WINE BAR SHOW – SPECIALE FALANGHINA FELIX
Realizzazione, nella sala del Palazzo Ducale in Piazza Castello di n.2 puntate della fortunata trasmissione televisiva, in onda su Sky e su varie emittenti in tutta Italia, che parla di cultura e territorio usando i piaceri del vino e dei prodotti tipici locali per creare interazione tra i partecipanti e coinvolgimento dei telespettatori.

Ecco l'elenco delle aziende partecipanti.

Per maggiori informazioni si può contattare la segreteria organizzativa (info@falanghinafelix.it tel. 0824.300412- 3472960280) oppure andare sul sito www.falanghinafelix.it

Settimana del vino bio a Roma, 5-11 ottobre

Wine Dreamers in collaborazione con AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) organizza a Roma una settimana dedicata ai vini biologici con cene guidate e una grande degustazione finale nella splendida cornice del Bernini Bristol Hotel, domenica 11 ottobre. Questi i principali produttori presenti:
Aldo Di Giacomi [Marche], Badia a Coltibuono [Toscana], Basile [Toscana], Barone Pizzini [Lombardia], Parco Fiorito [Umbria], Casale Mattia [Lazio], Castello Ducale [Campania], Castello di Tassarolo [Piemonte], Cavalierino [Toscana], Faula - Luca&Paul Wine [Friuli], Icardi [Piemonte], I Botri di Ghiaccioforte [Toscana], I Pampini [Lazio], La Busattina [Toscana], Le Contrade [Veneto], Marchesi de Gregorio [Sicilia], Masiero [Veneto], Orsi - Vigneto San Vito [Emilia Romagna], Riserva della Cascina [Lazio], Selvadolce [Liguria], Silvio Carta [Sardegna], Sorelle Palazzi [Toscana], Terra Sincera [Toscana], Terre del Sud [Puglia], Valdibella [Sicilia]
e il calendario completo della manifestazione.

CENE GUIDATE (ore 21)
Lunedì 5 Ottobre MEZZO Via di Priscilla, 25 prenotazioni: 06.86399017
Martedì 6 Ottobre ‘GUSTO 28 Piazza Augusto Imperatore, 28 prenotazioni: 06.68134221
Mercoledì 7 Ottobre OTTOEMEZZO Via Boncompagni, 53 prenotazioni: 06.45554413
Giovedì 8 Ottobre BISTROT 23 Via Santamaura, 23 prenotazioni: 06.89683776

GRANDE DEGUSTAZIONE (dalle 15 alle 21)
Domenica 11 Ottobre BERNINI BRISTOL HOTEL Piazza Barberini, 23



martedì 22 settembre 2009

Vendemmia 2009: una vendemmia di qualità

Le prime previsioni sulla vendemmia 2009, secondo un indagine effettuata congiuntamente nella prima settimana di settembre da ISMEA e UIV, ci fanno ben sperare: vendemmia abbondante, non da record però, che si attesta sugli stessi numeri del 2008 (circa 46,5 mln di ettolitri). Il dato interessante è che la qualità sembra essere buona praticamente ovunque, grazie alle abbondanti riserve idriche accumulate durante uno degli inverni più piovosi degli ultimi tempi che hanno compensato il caldo e la mancanza di precipitazioni dell'estate. Inoltre, nessun evento particolare è stato poi registrato sul fronte fitosanitario. La vendemmia 2009 si presenta in anticipo di una settimana rispetto alla media, a seguito del grande caldo estivo che ha accelerato la maturazione delle uve. Quest'anno inoltre, a contenere la crescita produttiva ha inciso anche l'adesione alle estirpazioni in applicazione alla nuova OCM. Sempre più diffuso è poi, il ricorso al diradamento dei grappoli che i viticoltori praticano per innalzare la qualità delle produzioni, a discapito della quantità.

domenica 20 settembre 2009

Falanghina Agnanum Vigna del Pino 2006 - Raffaele Moccia

Il posto da dove viene questo vino è incantevole: la riserva naturale degli Astroni, posto di straordinaria bellezza naturalistica, uno dei pochi polmoni verdi della città di Napoli; ai confini con la conca di Agnano e la Solfatara, è uno dei bacini vulcanici più famosi al mondo, e a completare l'incantevole quadro paesaggistico, la vicinanza al litorale flegreo. Il mix di terroir vulcanico e microclima soggetto alle brezze marine. Insomma, in questo fazzoletto di terra strappato con forza dall'abusivismo edilizio, dove i 3,5 ettari di vigne collinari a 500 mt slm sono coltivate in un contesto di viticoltura eroica,che si può tranquillamente accostare alle terrazze della Valtellina o delle Cinque Terre in Liguria, il buon Raffaele Moccia, tenace vigneron napoletano, con la preziosa consulenza dell'enologo Maurizio De Simone, realizza vini straordinari, unici, di rara bellezza, preziosi perchè trasmettono cultura enologica, passione e fatica. La scelta è quella di produrre solo vini di territorio: infatti, abbiamo solo falaghina e piedirosso, i vitigni principe della zona flegrea. Passando al vino, giallo dorato, presenta sentori minerali/sulfurei, accompagnati da frutta gialla matura e revoli floreali in primis ginestra. In bocca ha un ingresso dolce, per poi scatenarsi in tutta la sua freschezza gustativa e sapidità.
Vigna del Pino si vendemmia tardivamente, a seguire un lungo lavoro sulle fecce fini, 12 mesi di affinamento in acciaio, appena una settimana di sosta in tonneau di tostatura leggera e almeno 4 mesi di affinamento in bottiglia. E dicono che il suo piedirosso sia ancora meglio....alla prossima puntata!!

Falanghina Agnanum Vigna del Pino doc 2006 (88 /100)
Falanghina 100%


Raffaele Moccia
Contrada Astroni, 3 - Napoli
info@agnanum.it



venerdì 18 settembre 2009

Anche il Chianti Classico adotta la misura del "blocage"...

A quanto pare anche le aziende vinicole si adattano alla crisi economica di questo periodo....e forse questo può tornare a vantaggio di noi eno-consumatori. Il Consorzio del Chianti Classico ha adottato in via straordinaria quella che nella Champagne chiamano "blocage" o "reserve qualitative". In sostanza, si tratta di non commercializzare e tenere in cantina almeno il 20% del vino proveniente dalla vendemmia 2009. L'obiettivo è di mantenere i prezzi competitivi, ma se si considera che la vendemmia di quest'anno si prevede di buona qualità, la scelta di mantenere in cantina i vini consente di allungare l'affinamento in botte o in bottiglia degli stessi. Speriamo bene!!
Qui di seguito potete leggere il comunicato stampa integrale del Consorzio:

Il Consorzio del Chianti Classico è la prima denominazione italiana a scegliere una via alternativa all’abbassamento delle rese per contrastare la crisi. All’insegna dell’ottimismo, in attesa della ripresa economica, e per non rinunciare a parte dell’annata 2009, che, in linea con le ultime cinque vendemmie, si preannuncia di alta qualità, il Consiglio di Amministrazione ha scelto la via del “blocage”, ovvero di tenere in cantina il 20% del vino prodotto per mantenere competitivi i prezzi. Si tratta di una misura di stabilizzazione, prevista dall’articolo 67 del regolamento Ce n. 479/2008 (nuova Ocm vino), già adottata in passato da altre zone vitivinicole europee e in particolare dallo Champagne, che prevede la regolazione dell’offerta attraverso una riduzione temporanea del prodotto di annata da immettere sul mercato, in modo da non comprometterne le quotazioni.

Per il Chianti Classico, come per altre denominazioni, il calo della domanda si è riflesso anche sui prezzi delle contrattazioni del vino sfuso. Per fronteggiare questa situazione e limitare l’eccessivo abbassamento delle quotazioni di mercato del Chianti Classico sfuso, salvaguardando la redditività del prodotto, il Consorzio di tutela ha optato per una misura innovativa per il comparto vinicolo italiano. In attesa di una ripresa globale dell’economia e, di conseguenza, di prezzi di mercato più remunerativi, il cda del Consorzio ha infatti deciso di ridurre l’immissione di Chianti Classico sfuso sul mercato già a partire dalla prossima campagna vendemmiale.
La crisi finanziaria, unitamente al cambio euro/dollaro per noi particolarmente svantaggioso, ci ha imposto una riflessione su quali strumenti adottare per stabilizzare il mercato - spiega il Presidente del Consorzio, Marco Pallanti - a nostro vantaggio abbiamo le ultime cinque annate, dal 2004 al 2008, che hanno regalato al Chianti Classico delle vendemmie di ottima qualità e l’andamento climatico di quest’anno ci fa prevedere anche un 2009 in linea con le annate precedenti.
Proprio per questo motivo il cda del Consorzio del Vino Chianti Classico ha deciso di non optare per una riduzione delle rese, che prevede una perdita tout court di prodotto, ma ha voluto comunque intervenire in difesa del proprio mercato”. 
Lo strumento del blocco delle vendite riguarderà il 20% della produzione di Chianti Classico 2009 che non potrà essere commercializzata, e quindi dovrà rimanere presso il produttore per un periodo di 24 mesi a partire dalla data della delibera regionale. Il “blocage” sarà tuttavia uno strumento flessibile poiché il Consorzio, in quanto soggetto proponente, potrà in qualsiasi momento, anche prima della scadenza dei due anni, chiederne la cessazione totale e parziale.
“Questa misura comporta naturalmente uno sforzo economico da parte di tutti i produttori - conclude Pallanti - sforzo che potrebbe in alcuni casi risultare particolarmente oneroso se non venisse sostenuto dall’intervento del sistema bancario a copertura della mancata liquidità derivante dall’immobilizzazione del prodotto. Per questo motivo il Consorzio si è attivato per trovare presso i migliori istituti di credito operanti sul territorio vantaggiose forme di finanziamento al fine di sostenere i costi di stoccaggio di ciascuna azienda. A mio avviso questo rappresenta un buon esempio di come un positivo rapporto tra banche e imprese possa contribuire allo sviluppo della nostra economia, specialmente nei momenti più difficili”.
La Regione Toscana si è dichiarata disponibile a mettere a punto in tempi rapidissimi uno strumento legislativo per l’applicazione del provvedimento.